Il partito liberale canadese, del quale fa parte il primo ministro Justin Trudeau, sembra aver ormai familiarizzato con l’idea di perdere seggi in Parlamento dopo le elezioni del prossimo 20 settembre. In particolare, non solo il partito conservatore risulta favorito nelle previsioni, ma Trudeau risulta aver ricevuto i peggiori rating nei sondaggi con “qualsiasi fascia di età e genere”, rispetto al totale dei 5 candidati. In una indagine statistica condotta lo scorso 30 agosto, il 41 per cento degli intervistati ha dato un giudizio “molto sfavorevole” su di lui e circa i due terzi hanno dato un giudizio sfavorevole. Non sono mancati eventi pubblici nei quali Trudeau è stato affrontato da elettori decisamente furiosi.
Per cercare di rilanciare la propria popolarità, la ricetta di Trudeau prevede l’ulteriore inasprimento, in caso di rielezione, delle norme in materia di possesso legale di armi, rispetto alla già draconiana messa al bando di 1.500 differenti modelli di armi disposta dal 1° maggio 2020. Le ulteriori misure proposte da Trudeau riguardano i caricatori ad alta capacità e l’erogazione di un miliardo di dollari canadesi a favore delle province e dei territori che vogliano implementare il divieto di possesso di armi corte.
Nel frattempo Trudeau ha accusato il partito conservatore di Erin O’Toole di fare “accordi segreti con la lobby delle armi”, dopo le dichiarazioni (peraltro abbastanza ambigue) nelle quali O’Toole ha annunciato un ripensamento delle restrizioni proposte da Trudeau, su una base di maggior razionalità.
A quanto sembra, tuttavia, il problema di Trudeau con gli elettori canadesi non è incentrato sulla politica in materia di armi, bensì sull’economia traballante, sul massiccio debito pubblico federale e sull’aumento delle tasse. L’elezione stessa si calcola che avrà un costo di 610 milioni di dollari canadesi, il più elevato nella storia canadese.