Cacciatori in aumento in Alto Adige

In Alto Adige, una delle regioni con la gestione faunistica più attenta, è in aumento il numero dei cacciatori e tra questi il numero dei diciottenni è rilevante. Ma c'è ovviamente chi già pensa di gridare allo scandalo

L’alto Adige, oltre a una cura per la Natura e l’ambiente tra le migliori in Italia, è terra da sempre di un attività venatoria molto attenta. Frequentandolo ormai, sia per questo aspetto sia per turismo, da più di 30 anni, posso dire di conoscere bene quello che significa per gli abitanti il rapporto con la caccia e con i cacciatori. Soprattutto l’orgoglio nel sentirsi gestori della fauna e dell’ambiente. E la gente che non va a caccia riconosce loro il ruolo significativo e rappresentativo della gestione faunistica. Ebbene, al contrario di quello che avviene ormai in molte altre regioni, anziché diminuire, il numero dei cacciatori è in aumento. Infatti agli ultimi appelli sono stati diplomati ben 250 nuovi cacciatori. Ma ancor più singolare che è raddoppiato tra questi il numero dei diciottenni. Facciamo notare però che diplomarsi cacciatori in Alto Adige non si risolve con un colloquio o con poche domande in un esamino. Essere autorizzati a cacciare significa aver frequentato un corso lungo e impegnativo che racchiude molte materie, con un esame finale molto difficile nel quale, spesso, si contano diversi bocciati proprio per la notevole difficoltà che rappresenta. Sicuramente nell’apprezzare l’impennata sia del numero, sia dell’età molto giovane dei nuovi cacciatori, apprezziamo parallelamente la repulsione in generale dell’Alto Adige a balzane idee che purtroppo attecchiscono invece in molte regioni, che si fanno completamente ingabbiare nelle ormai ben note teorie ambient-animaliste che finora hanno fatto più danno del cambiamento climatico.

Tornando proprio al numero in aumento dei cacciatori altoatesini, una associazione peraltro poco nota della galassia animalista è insorta denunciando tale aumento come un motivo di sconcerto e di allarme, per un fenomeno “…che ignora del tutto la brutalità e la pericolosità di questo anacronistico hobby”. Sottolineando, oltretutto in così poche parole, tanti errori da parte loro. La caccia non è mai stata e ritenuta da noi un hobby, la brutalità, se aprono un qualunque Tg, potrebbero scoprirla in molti esempi più calzanti e, in quanto a pericolosità, senza voler in alcun modo contestare i pochissimi casi di persone decedute o ferite che però, oltre a essere sempre meno per fortuna, sono un granello nel mare rispetto a tutte le vittime che ogni anno coinvolgono tutte le altre attività outdoor. Ma il problema evidenziato è un altro. Il suddetto gruppo, interpretando come negativo l’aumento riportato di cacciatori nella regione senza dubbio più virtuosa e attenta alle pratiche faunistiche, dimostra senza se e senza ma che loro non hanno nessuna intenzione di voler migliorare, regolare, modernizzare, o confrontarsi con tale attività. Ma solo proibire in ogni ambito, totalmente, la caccia. Vecchio cavallo di battaglia il proibire, che caratterizza tutto il mondo animalista. Che non concede discussione, ma vede in maniera autarchica solo il loro pensiero pronto, sempre e comunque, a proibire tutto quello che la propria mente non digerisce e non è allineato con i loro diktat.