Il recente attacco a Gersualemme alla spianata delle Moschee, riporta in evidenza insoliti e soliti protagonisti: la misteriosa pistola mitragliatrice “Carlo” e l’ennesima polemica sull’efficacia del controllo delle armi…
Nel recente attentato costato la vita a due poliziotti israeliani, tornano sotto accusa le “Carlo submachine gun” (nella foto) impiegate dai terroristi: il nome Carlo è il diminutivo di strada di Carl Gustav ed il riferimento, va alla pistola mitragliatrice svedese Carl Gustav M45 costruita successivamente su licenza in Egitto e nota come Port Said e Akaba. Si tratta di pistole mitragliatrici artigianali autocostruite che in qualche modo, ricordano esteticamente le Carl Gustav: in realtà si tratta di realizzazioni piuttosto crude (costruite con mezzi di fortuna), tanto da avere canne prive di rigatura.
In un paese estremamente attento alle armi e con leggi particolarmente restrittive come Israele, le Carlo sono diventate la più comune e facile soluzione illegale per il mercato clandestino. Ancora una volta, dimostrazione che leggi e restrizioni verso i cittadini in materia d’armi e legale possesso…nulla possono alla fine, contro l’illegalità e la fantasia dei delinquenti.
Le “Carlo” sono note sin dal 2010-2012 ma a questo punto e a buon diritto, parecchio sottotovalutate dai servizi di sicurezza israeliani: il fatto è che si pensava fossero limitate nella loro distribuzione, alla sola delinquenza comune mentre, si sono rivelate micidiali in mano ai terroristi nonostante la crudezza costruttiva. Da un lato e paradossalmente, secondo i servizi di sicurezza israeliani, dimostrano anche una certa efficacia da parte delle forze di sicurezza Palestinesi nel controllo delle armi nei loro territori, perché hanno obbligato i “lupi solitari” ad approvvigionarsi altrimenti. Negli ultime due anni le Carlo sono state utilizzati in decine di attacchi in Israele con un altissimo costo di vite umane: ricordiamo per esempio l’attacco dell’8 giugno 2016 al Max Brenner cafe a Gerusalemme, con quattro morti e sette feriti.
Le pistole mitragliatrici Carlo sono generalmente in calibro 9×19 (ma anche in .22Lr, .32 Acp, 9 Makarov) e utilizzano spesso in questo calibro i caricatori degli Uzi come anche caricatori artigianali; funzionano a otturatore aperto e con chiusura a massa, hanno rateo di fuoco elevatissimo e sono realizzate con semplici lamiere piegate e saldate e canne di fortuna: addirittura tubi per uso idraulico. Sono ovviamente poco precise e, appunto per questo, vengono solitamente impiegate a distanza ravvicinata e, dato che si inceppano spesso, sono accompagnate da coltelli e lame varie, in alcuni casi come l’ultimo, da una pistola semi automatica… come back up.
Uno degli ulteriori vantaggi “criminali” trattandosi di armi Diy – Do it yourself o autocostruite, è che non hanno numeri di matricola per cui è difficile tracciare la loro origine. Nonostante numerosi blitz dell’Idf e della polizia israeliana che hanno scovato e sequestrato officine clandestine che producevano le Carlo, il fenomeno è ben lungi dall’essere circoscritto o fermato. Un fenomeno quello delle armi clandestine auto costruite in uso al terrorismo, purtroppo, ben noto e con poche soluzioni in vista: ricordiamo l’attacco a Dacca (Bangladesh) del 1° luglio 2016 alla Holey Artisan Bakery con 24 vittime tra cui 9 italiani: qui, fu il famigerato Ak-22 uno dei principali strumenti della strage…