Dichiarazioni al limite del delirio per il giornalista Vittorio Zucconi, sul caso del nuotatore gravemente ferito a Roma
La vicenda drammatica di Manuel Bortuzzo, giovane promessa del nuoto gravemente ferito da un colpo di pistola a Roma pochi giorni fa, ha calamitato l’attenzione dell’opinione pubblica. E anche dei professionisti dell’informazione, che forniscono al pubblico gli aggiornamenti su questa aggressione dai contorni ancora misteriosi. Nota decisamente stonata, l’uscita del giornalista e scrittore Vittorio Zucconi, che su Twitter ha commentato: “mentre il ministro degli Interni gioca a fare il poliziotto di cartone, nella Roma senza sindaco né governo si sparacchia e si stronca la vita di un giovane e di un campione. Viva il “decreto sicurezza” che facilita l’acquisto di armi”.
Sono, obiettivamente, parole tali da lasciare allibiti, tanto più perché a scriverle è un giornalista, soggetto quindi che dovrebbe essere tenuto deontologicamente al “rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”.
Il decreto sicurezza, lo diciamo per chiarire le idee a chi non lo sapesse (zucconi compresi…) è entrato in vigore il 5 ottobre 2018 come decreto legge n. 113 ed è stato convertito, con modifiche, in legge n. 132 del 1° dicembre 2018. Nel decreto in questione si parla di molte materie inerenti, appunto, la sicurezza, ma in alcun modo viene toccata la normativa in materia di acquisto e detenzione di armi, men che meno per “facilitarli”.
Giova ricordare che i requisiti necessari per l’acquisto di un’arma da fuoco, in Italia, risultano essere immutati da anni e l’unica modifica recentemente intervenuta riguarda la durata dei porti d’arma, che è stata portata da 6 a 5 anni. Quindi, un anno in meno, altro che facilitazione.
A questo punto la domanda da porsi è: può un professionista dell’informazione lanciare affermazioni a vanvera destituite di quasivoglia fondamento, al solo scopo di suscitare uno sdegno da due soldi?