Nella discussione sulla legge di bilancio svoltasi ieri alla Camera, il deputato leghista Vito Comencini ha riportato all’ordine del giorno l’annosa questione del divieto di vendita delle armi corte in 9 parabellum
Il deputato leghista Vito Comencini (in foto) ha riportato l’attenzione sull’ormai grottesca vicenda delle armi corte in calibro 9 mm parabellum, per le quali in Italia è vietata la vendita ai cittadini malgrado sia consentita la vendita di armi lunghe nello stesso calibro. Un cretinismo burocratico del quale si stenta anche solo a comprendere la genesi, che pone tuttavia l’Italia in un luogo a sé rispetto agli altri Paesi europei, comportando penalizzazioni sulla libera circolazione delle merci ma, soprattutto, limiti invalicabili allo svolgimento di eventi sportivi internazionali sul nostro territorio, per quelle discipline che ammettano le pistole in 9×19 mm parabellum (cioè in pratica per tutte le discipline del Tiro action, a partire dal Tiro dinamico). Conscio di ciò, Comencini ha dapprima tentato di far inserire un emendamento alla legge finanziaria approvata ieri dalla Camera (emendamento che è stato considerato ammissibile in Commissione, ma non ha poi avuto successo nella trattazione successiva), per poi chiedere di affrontare la questione con un proprio ordine del giorno nella discussione in aula, unitamente ad altre questioni inerenti il mondo del tiro e non solo. La cosa interessante è che l’ordine del giorno è stato ammesso dal Governo, il che purtroppo non comporta l’inserimento di uno specifico emendamento nella manovra di bilancio (quindi nel testo approvato ieri alla Camera non c’è), bensì comporta un impegno da parte del Governo ad affrontare comunque la questione. Non è ancora il giorno fatidico nel quale l’Italia smetterà almeno in questo di far parte del Terzo mondo e comincerà a far parte dell’Unione europea, ma è quantomeno una ulteriore, piccola crepa nel muro di ottusa burocrazia sul “micccidiale parabellum” che fino a ieri sembrava inscalfibile.