Lo temono i presidenti di Fitds, Antonio Perrone, e di Aitld, Marco Alberini. E lamentano l'atteggiamento per niente trasparente del ministero del'Interno
Sulla questione del regolamento per i poligoni presentato lo scorso 18 aprile ai cosiddetti “portatori d’interesse”, abbiamo raccolto le posizioni – per ora – dei presidenti delle federazioni che sembrano maggiormente toccate. Dobbiamo rilevare un grave problema di trasparenza e anche di democraticità del Viminale, che contrasta non solo con le indicazioni parlamentari, ma anche, in qualche modo, con l'atteggiamento tenuto dal ministero fino a qualche mese fa. Attendiamo naturalmente altri pareri, mentre i portatori d'interesse hanno poche ore per presentare le proprie deduzioni.
Antonio Perrone (a destra nella foto), presidente Fitds, è davvero arrabbiato: «La soddisfazione espressa da Luciano Rossi, presidente della Fitav, ci autorizza a discutere sul regolamento dei poligoni, si badi bene che sono contento che sia lui sia il Biathlon abbiano incartato tutti i loro desideri. Noi della Fitds siamo gli unici fregati, però».
Cos’è successo al Viminale lo scorso mercoledì?
«Sono molto deluso dalla presa di posizione del prefetto Gambacurta: non c’è stata condivisione e concertazione che doveva esserci. Non c’è stata possibilità di discutere la nuova bozza, nemmeno di leggerla. Si è subito scombinato l’accordo iniziale che prevedeva di essere coesi e compatti. Tutti i rilievi della Fitds non sono stati recepiti, a differenza di quanto accaduto per il Biathlon, perché a quanto è stato affermato e scritto nei nostri campi si esercita anche la disciplina rifle e si usa il calibro .308, ma per la verità soprattutto il .223, è necessario ci siano i diaframmi in tutti gli stage e c’è il problema della gittata. Non riesco a trovare parola per contestare la questione tecnica, pare che neppure interessi: il tavolo che si è formato al ministero sembra un avallo alla bozza che non è stata volutamente data ai partecipanti appellandosi alla segretezza degli atti».
Voi avevate eccepito, molti mesi fa, che il Tiro dinamico federale, a differenza delle altre forme di tiro esercitate nei poligoni privati, fa particolare affidamento alla sicurezza attiva dei tesserati…
«È evidente che qui si tratta di una questione più politica perché non si è recepito che esiste una differenza sostanziale dai poligoni privati dove si fa qualsiasi cosa, rispetto alle strutture sportive che soggiacciono alle norme del Coni e quelle delle autorità di polizia, come le nostre. È un’assurdità grande, non c’è nulla di razionale, allora anche il .22 del Biathlon a 50 metri è letale, ma per quello sport nessuna regolamentazione. Non è stato identificato bene qual è il settore di sicurezza, quindi permarrebbe la prescrizione sulla gittata e mezza, se parliamo di .308 parliamo di chilometri: in pratica significa la chiusura di tutti i campi di tiro…».
Il rischio è molto alto. Cosa pensate di fare?
«Il ministero ha cavalcato l’onda emotiva di un unico incidente mortale. Ma quel povero tiratore non stava facendo Tiro dinamico e si trovava in una struttura non omologata da noi. Il prefetto vi ha anche accennato. Per adesso renderò pubblico un comunicato ai miei. Noi perdiamo tanto, altri non hanno guadagnato né perso nulla. Ma sono certo che anche il mercato ne risentirà».
Anche Marco Alberini, presidente Aitld, contesta il metodo adottato dal ministero, in particolare dal prefetto Gambacurta: «Non conosciamo la forma del regolamento per poligoni e campi privati proposto dal ministero dell’Interno: a differenza di quanto accaduto in questi anni, semplicemente non ci ha fatto visionare la bozza integrale, ma solo alcune modifiche agli articoli effettuate in queste ultime settimane e le definizioni. In pratica conosciamo l’origine, ovvero la bozza presentata nel marzo 2017, conosciamo le ultime modifiche, ma non ci è dato sapere tutto ciò che sta in mezzo».
Mi pare che anche i campi di in cui si esercita il tiro a lunga distanza siano stati notevolmente colpiti.
«Anche da quel poco che conosciamo, posso affermare che ci sono punti del regolamento che decreterebbero la fine di tutte le nostre attività sportive in Italia. E non parlo solo di tiro lunga distanza ma di tutte le discipline che comportano l’utilizzo di carabine a canna rigata. Questo vale sia per i campi di tiro che possiedano una licenza sia per le attività sportive effettuate su campi con permessi temporanei».
Anche voi avevate presentato richieste di modifica, attraverso Anpam, che non sono state accettate o solo in parte.
«Durante le passate riunioni collegiali effettuate con il ministero, per ovviare ad alcuni punti critici, o “letali”, avevamo proposto soluzioni tecnologicamente avanzate ed efficienti, come l’utilizzo di telecamere a circuito chiuso, che al tavolo erano state positivamente giudicate sia dai rappresentanti del ministero che dal direttore del Banco nazionale di prova. Invece ora si è preferito, evidentemente, adottare le misure tecniche più penalizzanti per le attività sportive».