Grande apprensione e tante incognite per l’impatto che il Coronavirus avrà per il settore, ma anche la nuova data della fiera di Norimberga suscita perplessità tra le aziende
Il settore degli armaioli ai tempi del Covid-19 sta vivendo gli stessi dubbi e le stesse paure di qualunque altro comparto produttivo del Paese. Una situazione senza precedenti e della quale ancora è impossibile prevedere gli effetti nel lungo termine. Il Consorzio degli armaioli italiani, sebbene di respiro nazionale, ha sede in Lombardia, così come la stragrande maggioranza delle aziende consorziate, e sarebbe inutile nascondere che la situazione, per quanto non manchino speranze e spiragli di buone nuove, è drammatica.
Se però è ancora presto per realizzare, in termini economici e non solo, quali saranno le conseguenze sul comparto da qui a quando l’emergenza sarà cessata, è già possibile scorgere almeno un primo esito, internazionale. Come tutti sapete, l’edizione Iwa 2020 è stata posticipata al periodo 3-6 settembre prossimi, proprio a causa della pandemia in corso. Saprete altrettanto bene che l’ente fiera sembra decisa a mantenere il periodo di inizio settembre anche per le prossime edizioni, dal 2021 in poi.
Nonostante il clima e le priorità per forza di cose ridiscusse, il Conarmi, di concerto anche con Anpam, si è immediatamente preoccupato di contattare gli espositori associati, per avanzare compatti e avere, nei confronti della direzione della fiera, un maggior peso di discussione: il periodo di settembre, infatti, è per la maggior parte degli associati con cui ci siamo confrontati, a dir poco infelice. Le aziende avranno da poco riaperto dopo la pausa estiva e si staranno preparando all’avvio della stagione venatoria, senza contare che poche o nulle, in quel mese, sono le novità da presentare. A questo aggiungiamo l’incognita del Coronavirus: attualmente il distretto armiero di Gardone Val Trompia è deserto, poche le aziende aperte, chiuse la maggior parte delle medio-grandi e ancora non è dato sapere quando potranno riaprire e con quale danno economico usciranno da questo momento tanto delicato.
Se da un lato la prospettiva che l’edizione 2020 sia anche aperta al pubblico potrebbe per molti essere interessante, per molti altri non lo è a sufficienza: c’è chi ha disdetto ed è deciso a partecipare in futuro solo se la fiera si terrà, come da tradizione, a marzo; alcuni hanno comunque deciso di partecipare a settembre 2020 comprendendo che il rinvio è stato dettato da cause di forza maggiore, ma comunque ha più di una perplessità per le prossime edizioni; molto pochi si adatterebbero allo slittamento definitivo della manifestazione a settembre. Queste considerazioni, insieme a richieste di chiarimenti, sono state inviate direttamente all’ente fiera e, sul tema, terremo ovviamente tutti aggiornati. La speranza è che, agendo uniti, il padiglione italiano possa far sentire il proprio peso e faccia sì che la direzione rivaluti la propria decisione.