Arrivano ulteriori conferme dalle autorità tedesche, sul fatto che le armi utilizzate dai terroristi per le stragi di Parigi provenivano dall’ex Jugoslavia. L’esame delle matricole ha infatti consentito di appurare che gli Ak utilizzati dagli integralisti islamici erano militari, prodotti dalla Zastava di Kragujevac, alla fine degli anni Ottanta. L’attuale direttore della fabbrica lo ha confermato: “Non c’è alcun dubbio che quelle armi sono state costruite da noi, visto che siamo in possesso dei numeri di serie dei Kalashnikov in oggetto, ma negli anni Novanta del secolo precedente chiunque avrebbe potuto accedere ai depositi di armi e venirne in possesso”.
L’ipotesi prevalente è che le armi siano state contrabbandate dalla Bosnia Erzegovina, perché in particolare nel Paese balcanico sono attive cellule islamiche wahabite, che potrebbero avere fatto da tramite.
È significativo il fatto che pochi giorni prima degli attentati di Parigi, in Baviera sia stato arrestato un uomo che viaggiava con una Golf con targa del Montenegro, all’interno della quale, entro speciali doppi fondi, sono stati rinvenuti otto Kalashnikov. Potrebbe essere una ulteriore prova del cosiddetto “micro-contrabbando”, ma c’è anche chi ritiene potesse trattarsi di uno specchietto per le allodole, mandato al sacrificio per sviare l’attenzione da quanto si stava preparando a Parigi.
L’unica cosa certa, ogni giorno di più, è che le armi regolarmente detenute dai cittadini NON hanno alcun collegamento con quanto si sta verificando nel magma del terrorismo islamico e che, quindi, le norme restrittive proposte dalla Commissione europea NON avranno alcun effetto in termini di sicurezza pubblica.