Sul sito del Coisp, Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia, in data 18 maggio è comparsa una lettera di denuncia rivolta all’allora capo della polizia, prefetto Alessandro Pansa. In questa lettera a firma del segretario nazionale Franco Maccari (nella foto), si evidenziano deficienze negli armamenti delle Uopi (Unità operative di pronto intervento) si critica il calibro prescelto, il 9×19, la cronica carenza di giubbetti anti proiettile e le nuove dotazioni anti sommossa.
Le critiche iniziali si appuntano sul cosiddetto “gruppo di lavoro” che avrebbe scelto per queste unità anti terrorismo di recente creazione, un’arma che non rientra tra quelle omologate da guerra dall’organismo preposto e in un calibro non congruo per tali servizi. Secondo l’estensore, il 9×19 sarebbe stato scelto in quanto meno pericoloso in “ambito urbano” mentre quotidianamente, il 5,56×45 viene impiegato nelle città dai militari e dai carabinieri. Ricorda inoltre alcuni malfunzionamenti delle Smg Ump, precedentemente segnalati dal Coisp.
Il Coisp discute anche sul profilo tecnico del gruppo di lavoro sottolineando che gli operatori abilitati a intervenire sull’attività tecnica delle armi e relativo munizionamento, sono unicamente i vice revisori e i revisori tecnici armaioli che sono in possesso di conoscenze tecniche specialistiche acquisite in seguito a corsi specifici ed esperienze di lavoro nel settore delle armi e munizioni.
Passa poi a evidenziare la carenza cronica dei giubbetti anti proiettile (gap): il promesso graduale rinnovamento che tarda e non solo. L’amministrazione avrebbe considerato ancora utilizzabili giubbetti che scadevano nel 2015, dopo averli sottoposti a prove presso il Banco nazionale di prova per le armi da fuoco. Il Coisp rammenta: “Come accade in tutte le altre parti del mondo, titolato dal punto di vista tecnico a fornire indicazioni in tal senso, a seguito di un ben indicato progetto tecnico, sul quale la casa costruttrice fornisce la garanzia temporale nell’ordine dei 10 anni, è unicamente il fabbricante”.
Ci sarebbero, inoltre, problemi di usura anticipata delle fodere esterne degli attuali giubbetti anti proiettile tattici e, in più, le dimensioni sbagliate delle tasche delle piastre aggiuntive che ne precludono l’inserimento.
Riguardo alle protezioni speciali anti sommossa di ultima generazione, il Coisp solleva obiezione ricordando che questi kit vennero adottati con urgenza ma limitatamente ai reparti impegnati in Val di Susa contro le frange estremiste dei No Tav che impiegarono nuove armi insidiose. Successivamente, però, queste protezioni “specialistiche” vennero estese ad altri reparti come dotazioni diffuse. Gli operatori lamentano la pesantezza di indossare quotidianamente il kit per l’espletamento del servizio come gli eccessivi ingombri di trasporto del kit medesimo, inadatti quindi a situazioni meno complesse e rischiose rispetto a quelle in Val di Susa.
In un precedente comunicato, inoltre, e nel merito specifico delle Uopi di frontiera, lo stesso sindacato rimarcava la mancata previsione di un operatore selezionato come “tiratore di medio raggio”, in grado di contrastare una potenza di fuoco superiore alla luce delle le armi impiegate negli attentati in Francia e Belgio, per operare in copertura con tiro accurato.