I cittadini italiani si riconoscono in Fredy Pacini, che dopo essere ridotto da 4 anni a prigioniero della propria officina per i troppi furti, ha sparato all’ennesimo ladro
I cittadini italiani si sono riconosciuti in Fredy Pacini, il gommista di Monte San Savino (Ar) che ha sparato alle gambe di un ladro entrato nottetempo nella sua officina per rubare, uccidendolo. Particolare sensazione ha destato la sua vicenda: Fredy, infatti, dal 2014 era in pratica “prigioniero” della propria azienda, in quanto a causa dei reiterati furti subiti (38 secondo quanto da lui dichiarato), era ormai costretto a dormirci anche di notte.
La vicenda del gommista toscano non è inedita, purtroppo: tanti, anzi troppi piccoli commercianti e artigiani sono ridotti nelle sue condizioni, a fronte di uno Stato che non è evidentemente in grado di contrastare i cosiddetti reati di microcriminalità (che è “micro” solo nelle statistiche del Viminale, in quanto per la vita dei cittadini è anzi “macro” negli effetti sulla vita quotidiana). Probabilmente è proprio per questo che la solidarietà da parte dei cittadini è scattata, anzi divampata, in tutta Italia immediatamente: nel volgere di poche ore è stato creato un gruppo di solidarietà su Facebook che si chiama “Io sto con Fredy”, arrivato in un batter d’occhio a quasi 18 mila iscrizioni.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha espresso la propria solidarietà a Pacini, ricordando che dopo il decreto sicurezza sarà la nuova legge sulla legittima difesa a essere sbloccata in Parlamento. La quale legge, occorre ricordarlo, oltre ad ampliare le tutele per i cittadini costretti a difendere la propria incolumità, prevede norme importanti sulla repressione dei furti, con un inasprimento delle pene ma, soprattutto, la subordinazione della libertà condizionale al pagamento dei danni al derubato.