Ci ha pensato lo sconsiderato gesto di Macerata a riportare in auge il ritornello del porto per Tiro a volo come "trucco" per ottenere un'arma "più facilmente". Smontiamo punto per punto le ennesime sciocchezze
Gli onesti detentori di armi già lo sapevano che, dopo la tentata strage di Macerata da parte del folle Luca Traini, era partito il conto alla rovescia: era solo questione di tempo prima che l'informazione non specializzata non ricominciasse a sparare a zero, ma soprattutto a vanvera, sui "porti d'arma facili". Oggi, quasi obbedendo a una regia coordinata, a occuparsi della questione sono sia Repubblica.it, sia il Giornale. Per quanto riguarda Repubblica.it, il quotidiano è risalito all'armeria nella quale è stata acquistata la Glock utilizzata da Traini, ma la cosa in assoluto più surreale è rappresentata dalla considerazione inserita nel sommario: "Trenta proiettili, una strage sfiorata per 7,2 euro. Per fortuna non ha buona mira o avremmo contato i morti". Concetto ribadito anche nel pezzo: "Sette euro e venti, 24 centesimi per ogni colpo indirizzato contro la vita di immigrati incrociati casualmente per strada". Non si capisce obiettivamente quale nesso debba esserci tra il costo delle cartucce e il valore della vita umana: se le cartucce fossero costate 100 euro l'una, allora il "conto" sarebbe stato equo? Mah…
Più articolata, ma sempre campata per aria la filippica pubblicata a pagina 6 de "Il Giornale" di oggi, ovviamente incentrata sul Porto di fucile per Tiro a volo: l'articolo, per la verità, inizia correttamente, affermando che "oltre che di tentata strage… è accusato anche di porto d'armi abusivo: questo perché quel tipo di licenza consente di sparare solo all'interno dei poligoni, laddove durante il trasporto e verso casa le armi devono essere smontate e scariche". Da lì, però, si deraglia: "ci si chiede come abbia fatto ad ottenere quel tipo di permesso e poi a conservarlo". E giù cifre, che da sole non hanno alcun senso né significato, ma "ingrassano il brodo", no? "Negli ultimi anni, a fronte di una progressiva riduzione del numero di licenze per difesa personale (che su un totale di 1 milione e 200 mila sono meno di 20 mila) c'è stato un aumento sospetto di quelle per la caccia e per l'uso sportivo. E circa queste ultime, i conti non tornano mettendole a confronto con il numero di iscritti alla Federazione italiana Tiro a volo (circa 20 mila) e all'Unione italiana Tiro a segno (circa 75 mila)". Evidentemente all'ignaro collega non è venuto in mente che le federazioni del tiro sono più di due in Italia (ma bastava un giro su Internet…), né che per praticare il tiro amatoriale non è obbligatoria alcuna iscrizione a una federazione del Coni. Ma tant'è, l'importante è che le cifre facciano "rumore", no? Tenetevi forte, però, perché arriva il bello: "In pratica è un segreto di Pulcinella: molti scelgono di prendere questo tipo di licenza perchè è più facile da ottenere e perché è sottoposta a minori controlli". Quanto a scemenze potrebbe anche bastare, ma evidentemente non ci si è voluti far mancare nulla e quindi si prosegue imperterriti: "Il porto d'armi per uso sportivo… consente di detenere fino a 6 pistole o fucili da poligono e fino a 3 armi comuni, il che spiega come mai Traini fosse in possesso di una Glock calibro 9 e rispetto a quello per difesa personale ha una validità più estesa, ben 6 anni".
Che dire? Tutto è tornato nell'ordine naturale delle cose…