Emendamento al decreto Recovery: niente armi per chi ha avuto un Tso

Tra le pieghe del decreto Recovery, approvato ieri dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente della Camera dei deputati e che oggi sarà presentato al plenum di Montecitorio, il deputato Pd Umberto Buratti ha presentato un emendamento volto a rafforzare la comunicazione tra i sindaci e i prefetti, nei confronti di soggetti che siano stati destinatari di Trattamento sanitario obbligatorio, al fine di impedire loro più efficacemente di acquistare o detenere armi. Nell’emendamento si legge che “il sindaco, in qualità di autorità sanitaria, deve comunicare al prefetto, agli uffici e comandi delle forze di polizia l’adozione di misure o trattamenti sanitari obbligatori (Tso) connessi a patologie che possono determinare il venir meno dei requisiti psico-fisici per l’idoneità all’acquisizione, alla detenzione e al conseguimento di qualunque licenza di porto delle armi”. Le modalità informatiche e telematiche con le quali dovrà avvenire questo tipo di comunicazione saranno stabilite con un successivo decreto.

“Se davvero vogliamo prevenire delitti od omicidi è urgente rivedere le norme proprio a cominciare dalla comunicazione tra le istituzioni”, ha dichiarato Buratti, “una misura che, sono certo, darà impulso all’emanazione del decreto che, come previsto dalla legislazione europea, stabilisce l’istituzione al dipartimento di pubblica sicurezza di una banca dati per il tracciamento delle armi da fuoco”.

 

Il commento di Armi e Tiro

L’iniziativa è, a nostro avviso, indubbiamente positiva in quanto volta a rafforzare la sicurezza collettiva con misure che agiscono in concreto sui segnali e sulle situazioni che si verificano sul territorio, ma soprattutto sulla loro condivisione nei confronti dell’autorità di pubblica sicurezza che, in particolare dopo i fatti di Ardea, abbiamo evidenziato come abbia uno scarsissimo indice di comunicazione con le altre amministrazioni pubbliche. Con misure di questo genere si ottiene un effettivo rafforzamento della sicurezza collettiva, senza comportare assurde vessazioni e balzelli nei confronti dei possessori di armi che sono in regola.

L’unica cosa che ci rammarica è che questo tipo di iniziative venga sempre introdotto quasi in modo “carbonaro” sotto forma di emendamento nell’ambito di provvedimenti che non hanno attinenza con la materia, rifuggendo in tal modo a una compiuta condivisione e discussione parlamentare. Nell’ambito della quale, per esempio, sarebbe stato utile aggiungere a questo positivo provvedimento la possibilità di accesso anche alle forze di polizia locale (le quali normalmente coadiuvano il personale sanitario nei Tso) alla banca dati Sdi, per essere in grado di sapere in anticipo se il soggetto che sarà destinatario del Tso sia o meno in possesso di armi. Oggi l’accesso allo Sdi per le polizie locali è limitato solo a specifiche fattispecie, come quelle relative ai veicoli rubati o all’identificazione dei soggetti da controllare in relazione a eventuali latitanze.