La figlia del noto cantante rende nota una vicenda burocratica sulle armi ereditate dal padre e si scatena l’orchestra delle anime belle: come poteva un alfiere della sinistra amare anche il tiro?
La notizia scaturisce dalla disavventura, per fortuna a lieto fine, della figlia del noto cantante Sergio Endrigo, Claudia, alla quale la questura di residenza ha notificato l’obbligo di presentazione di un certificato medico di idoneità psicofisica per alcune armi ereditate dal papà. Certificato che, peraltro, neanche le sarebbe dovuto essere richiesto se, come da lei affermato, per la detenzione delle armi le fu a suo tempo concessa la licenza di collezione per armi antiche. Armi peraltro di dubbia efficienza, come ha dichiarato: “Cosa vogliono? Un certificato che attesti la mia sanità fisica e mentale per tenere in casa cinque ferri vecchi, ormai cementificati, non funzionanti da almeno un secolo? Suvvia! Con quelle pistole potrei girarci la polenta! Molto più pericoloso il coltello del pane! Mah, siamo al teatro dell’assurdo…”. Al di là dell’efficienza o meno delle armi, se (come appare assodato) sono antiche e la detentrice è in possesso di licenza di collezione per armi antiche, l’articolo 38 Tulps la esenta esplicitamente dall’obbligo di presentazione del certificato medico ogni 5 anni. Questo per quanto riguarda le questioni burocratiche di nostra più stretta competenza…
Al di là delle questioni burocratiche, quello che sembra aver fatto notizia, tanto da essere ripreso anche dal noto sito Dagospia, è il fatto che, ohibò, Sergio Endrigo era “dichiaratamente di sinistra” e per di più “antimilitarista”, “ecologista ante-litteram” e pacifista.
E quindi? Quindi… si svela ancora una volta uno di quei sillogismi, paradigmi, dogmi inossidabili del pensiero omologato, secondo cui non si può avere una passione per le armi da fuoco, il tiro a segno, il collezionismo se si è di sinistra. Sbagliando, ovviamente. In primo luogo perché il collezionismo di armi e il tiro a segno non hanno nulla a che vedere con l’essere guerrafondai. In secondo luogo perché la passione armiera nulla ha a che vedere con una specifica appartenenza politica. Se politici di caratura nazionale e/o giornalisti dei media mainstream si preoccupassero di farsi un giretto nei circoli del Pd e parlare con la “base” del partito scoprirebbero che tantissimi tesserati di sinistra hanno la passione per il tiro a segno e addirittura, pensate un po’, persino per la caccia!
Ecco allora che a fronte dello sbigottimento delle anime belle, forse Sergio Endrigo anche da morto ha potuto regalarci ancora qualcosa: perché sì, si può essere di sinistra e amare le armi; sì, si può essere pacifisti e amare il tiro a segno; sì, si può essere appassionati di armi (antiche, in questo caso, ma risulta possedesse in vita anche armi moderne) e inneggiare alla pace e alla fraternità universale. E se non potete capire questo, ci dispiace tanto, ma il problema è vostro.