La crisi russo-ucraina funge da ciliegina sulla torta nel processo di definizione di quella forza di intervento rapido europea che è in via di formazione ormai da qualche anno. Con l’approvazione da parte del consiglio europeo del cosiddetto strategic compass, o bussola europea (frutto, tuttavia, di una mediazione durata due anni, quindi indipendente dall’attuale stato di conflitto), l’Unione punta a un salto di qualità verso l’aumento della capacità di difesa e di reazione in caso di crisi, con la possibilità di dispiegamento rapido di fino a 5.000 soldati con capacità di evacuazione di cittadini europei da zone a rischio. Le prime esercitazioni congiunte sono previste già per il 2023, ma la capacità di intervento rapido (Eu Rapid deployment capacity) non sarà operativa prima del 2025. Si tratta di una capacità di difesa rafforzata a livello europeo che dovrà essere complementare rispetto alla Nato, come hanno sottolineato in una nota i ministri degli Esteri e della Difesa dei Paesi membri, che resterà comunque il fondamento della difesa collettiva.
“Le minacce sono in aumento e il costo dell’inazione è chiaro. La bussola strategica è una guida per l’azione. Stabilisce un percorso ambizioso per la nostra politica di sicurezza e difesa per il prossimo decennio. Ci aiuterà ad affrontare le nostre responsabilità di sicurezza, di fronte ai nostri cittadini e al resto del mondo”, ha commentato l’alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell, che ha aggiunto “Non vogliamo creare un esercito europeo: ci sono eserciti al plurale europei che continueranno a essere nazionali, come lo sono oggi, ma bisognerà coordinarsi a livello di spesa”.
Borrell ha sottolineato come la spesa per tecnologie della Difesa da parte degli Stati dell’Unione, pari a 198 miliardi di euro nel 2020, sia stata 4 volte rispetto a quella della Russia e anche superiore a quella della Cina, ma ha anche osservato come l’Unione europea “non spenda con la stessa efficienza”. Da qui la necessità di “investire meglio” i fondi per la Difesa, evitando doppioni e inefficienze. Anche se il conflitto russo-ucraino non è stato il motore di questo accordo tra i Paesi Ue, nel documento finale se ne fa comunque cenno, dichiarando che “la guerra di aggressione della Russia costituisce un cambiamento tettonico nella storia europea” e considerando che l’iniziativa di Mosca nei confronti di Kiev “costituisce una grave violazione del diritto internazionale e dei principi della Carta delle Nazioni unite, mettendo a rischio la sicurezza e la stabilità europea e mondiale”.