Quante volte guardando le immagini di qualche campagna animalista ora contro la "vivisezione", ora contro la caccia o le pellicce, avete pensato che sembrino tratte da un film horror? Talvolta lo sono davvero! Come nel caso di una recente campagna animalista contro la sperimentazione animale, che utilizza una fotografia scattata nel set cinematografico del film "Una lucertola con la pelle di donna" di Lucio Fulci, risalente al 1971. L'immagine truculenta non solo non riguarda un episodio reale di sperimentazione animale, ma gli stessi animali che vi compaiono sono pupazzi.
“Di tale tipo di propaganda”, ha osservato Federfauna in un comunicato, “questo è solo un esempio tra i più eclatanti: poco tempo fa si è scoperto che fotografie scattate in Cina e oltretutto datate, venivano falsamente attribuite a un "massacro dei cani in Ucraina" durante gli Europei di calcio. E ancora: foto di cavalli morti o feriti falsamente attribuite al Palio di Siena, foto e filmati di maltrattamenti e uccisioni di animali falsamente attribuite a determinati allevamenti o circhi, e così via. Insomma, una condotta reiterata che Federfauna ritiene possa integrare il reato di truffa aggravata e continuata ai danni della collettività. La particolare situazione, infatti, porta a ritenere che tale reiterata condotta sia tesa a fare apparire a un elevato numero di persone, ignare destinatarie delle campagne, come reale qualcosa che non lo è, ovvero, a simulare circostanze inesistenti e a far loro scambiare il falso per il vero, con lo scopo di indurle in errore e portarle a compiere o ad astenersi dal compiere azioni che portino ai proponenti la campagna un ingiusto profitto, come minimo in termini di pubblicità, quando non direttamente patrimoniale, come nel caso in cui venga chiesto di sostenere una causa con donazioni in denaro, a danno sia diretto di chi viene indotto in errore, sia indiretto di coloro, cittadini che esercitano una determinata attività lavorativa o professionale, contro i quali la campagna è indirizzata. Appare inoltre ipotizzabile che tali campagne, dipingendo come maltrattamento di animali, ovvero come un reato, anche ciò che non lo è, comprese attività e pratiche già disciplinate dalla normativa vigente, possano ingenerare nel pubblico che non è a conoscenza degli specifici limiti imposti da tale specifica normativa, il timore di un pericolo che in realtà è immaginario o l'erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell'Autorità e denunciare reati, perché li ritiene tali, anche se in realtà non lo sono. Nonché ipotizzabile è che il consenso ottenuto con tali campagne, venga utilizzato dai proponenti anche per ottenere concessioni o erogazioni da parte dello Stato o di altri enti pubblici. Da ciò la decisione della Confederazione di depositare un esposto a tutte le Procure d'Italia, sottoponendo loro il materiale che ha già iniziato a raccogliere. Chiunque volesse collaborare inviando materiale o segnalazioni in proposito, può rivolgersi a FederFauna, attraverso gli indirizzi presenti sul sito www.federfauna.org”.
Federfauna smaschera le foto horror animaliste
Quante volte guardando le immagini di qualche campagna animalista ora contro la “vivisezione”, ora contro la caccia o le pellicce, avete pensato che sembrino tratte da un film horror? Talvolta lo sono davvero! Come nel caso di una recente campagna animalista