Non esiste una soluzione unica, ma l’attivazione di sinergie tra i vari attori del sistema può contribuire ad arginare concretamente il problema della proliferazione di fauna selvatica
“Ai casi di cronaca che vedono la chiusura di tratti autostradali per contenere l’invasione degli ungulati, pratica questa decisamente onerosa, si aggiunge la richiesta, da parte dei cittadini preoccupati, di intensificare le azioni di contenimento. Non esiste una soluzione unica: istituzioni e forze dell’ordine, associazioni agricole, ambientaliste, venatorie e animaliste devono parlarsi e lavorare insieme alla risoluzione di un problema che non può continuare a rappresentare una così grande preoccupazione per le persone e incidere sull’equilibrio dell’ambiente”. Lo ha dichiarato Maurizio Zipponi (nella foto), presidente di Fondazione Una – Uomo, Natura, Ambiente, all’indomani dei diversi casi di cronaca legati all’invasione della fauna selvatica nei contesti agricoli e cittadini e, da parte di Coldiretti, del dossier redatto con Ixé sull’emergenza animali selvatici.
Secondo il dossier, 6 italiani su 10 (62%) vivono una paura reale legata all’invasione di animali come i cinghiali mentre ancora più numerosi (75%) sono quelli che pensano che ciò possa portare a serie conseguenze per l’equilibrio ambientale e per le coltivazioni. “La sostenibilità si preserva quando si raggiunge l’equilibrio di tre fattori: quello ambientale, in quanto il faro deve essere il pieno rispetto della natura; quello sociale, perché deve essere tutelata la qualità di vita delle persone; quello economico, per permettere agli attori dello sviluppo di crescere e progredire – ha continuato Zipponi – in questa direzione, il contenimento della fauna selvatica deve essere un fenomeno su cui va ricercato un equilibrio sostenibile; intervenire esclusivamente con il trasferimento verso altre aree è una soluzione non risolutiva o sostenibile nel lungo periodo, implicando il trasporto su gomma di una ingente quantità di animali di grossa stazza”.
“Il dossier che abbiamo presentato con Ixé ha dato evidenza al fatto che la maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici come una emergenza nazionale, e come tale va affrontata. Le persone toccate dal fenomeno e gli agricoltori, che ne vivono le conseguenze in prima persona, vanno difesi” ha aggiunto Stefano Masini, responsabile Area Ambiente e Territorio di Coldiretti.
Fondazione Una evidenzia il contributo che le associazioni venatorie, attraverso la loro professionalità e competenza, possono offrire alla risoluzione di questa emergenza; il cacciatore di oggi è il primo paladino del territorio, contribuendo alla tutela di parchi e boschi nei quali vive e opera e, come tale, degli animali: non mere vittime della sua attività ma parte di un ecosistema da preservare. Ne sono un esempio i progetti che la Fondazione sostiene: uno di questi riguarda la tutela dell’Orso Marsicano, il mammifero più in pericolo di estinzione in Italia, o le varie attività promosse trasversalmente sul territorio nazionale per la lotta al bracconaggio, il vero nemico da combattere.