La denuncia proviene dalle parole del generale Fabio Mini (in foto), ex comandante della missione Nato in Kosovo: il decreto semplificazioni in discussione oggi al consiglio dei ministri, conterrebbe infatti una norma che, se approvata, comporterebbe un notevole conflitto di interessi per i nostri alti ufficiali. Secondo il testo del provvedimento, infatti, la Difesa potrà svolgere “per conto di Stati esteri attività di supporto tecnico-amministrativo ovvero contrattuale per l’acquisizione di materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale”.
“L’approvazione di questa norma”, ha spiegato il generale sul Fatto quotidiano, “ufficializzerebbe una prassi consolidata, ma sottaciuta, che ha sempre visto i nostri generali in missione all’estero come rappresentanti militari o comandanti di operazioni, attivamente impegnati in attività di promozione e intermediazione per la vendita di armamenti italiani ai governi locali. Questi servigi vengono ricompensati da Finmeccanica con importanti avanzamenti di carriera oppure con un pagamento differito sotto forma di importanti incarichi aziendali e ricchi contratti di consulenza una volta in pensione. Tutti i capi di Stato maggiore sono “nominati” da Finmeccanica, a volte persini i ministri della Difesa”. Inoltre, secondo il generale “questo provvedimento faciliterebbe la vendita di armi italiane a governi con i quali è difficile costruire un rapporto di intermediazione, cioè governi instabili e coinvolti in conflitti interni come nel caso dell’Afghanistan, della Libia o della Somalia”, aggirando le regole (rigide) della legge 185/90 sulla vendita di materiali d’armamento grazie all’istituzione di rapporti “di cooperazione e assistenza militare”.