Gli ambientalisti continuano a provarci: durante l’emergenza, rinviate o soppresse le azioni di verifica sul bando del piombo, hanno fatto pressioni per accelerare il bando del piombo
La lunga mano della lobby ambientalista sembra muoversi dietro le scelte della Commissione Ue, circa la messa al bando del piombo nelle munizioni e sugli attrezzi da pesca. Con mezzi se non illeciti, quanto meno discutibili, la Commissione ha richiesto ufficialmente al Nadeg, il gruppo di esperti sulle Direttive Uccelli e Habitat, di esercitare pressioni politiche sui rappresentanti degli Stati membri componenti il comitato Reach (Registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), al fine di indurre un voto positivo sul proprio progetto di regolamento che include la messa al bando del piombo.
Già di per sé che un’istituzione europea come la Commissione chieda ufficialmente a un gruppo di lavoro di fare pressione per avallare una sua proposta appare deontologicamente discutibile, ma ancora di più lo è il fatto che la stessa nota trasmessa sembra sia stata creata da Birdlife International, nota associazione ambientalista, che compare come autore del documento. “A chiedere chiarimenti con una lettera dettagliata ci ha pensato il collega ceco, Tomáš Zdechovský, anch’egli membro dell’Intergruppo caccia e biodiversità, in merito a una gravissima presa di posizione che risulta essere irrispettosa delle più elementari regole del processo democratico di decisione pubblica a livello europeo”, ha dichiarato il vicepresidente dell’Intergruppo, Marco Dreosto, asserendo che le istituzioni hanno l’obbligo e il dovere di garantire i principi di trasparenza e imparzialità, soprattutto da quelle europee, visto il grado di responsabilità che a esse compete.
L’attività dei vari enti, in questo momento di emergenza, è tra l’altro molto rallentata. Il direttorato generale per il mercato interno, industria, imprenditoria e pmi della commissione europea (Dg grow), aveva convocato una riunione della commissione Reach il 29-30 aprile che è stata annullata proprio a causa della situazione relativa alla pandemia e rinviata a una seconda riunione, potenzialmente nella seconda metà di maggio o giugno. Tuttavia, il ritardo potrebbe durare più a lungo, a causa dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria causata da covid-19. Questa decisione implica un differimento aggiuntivo sulla decisione in merito alle restrizione già proposte dal Reach. Nella nuova formulazione del regolamento di modifica ci sono alcuni piccoli cambiamenti meno negativi: è stato allungato il periodo di transizione da 18 a 24 mesi dalla data di entrata in vigore del regolamento; la zona di cuscinetto al confine delle zone umide è stata ridotta da 400 a 300 m. Tuttavia la generica nozione di possesso di cartucce proibite rimane invariata e le zone umide restano ancora definite in modo eccessivamente ampio secondo la convenzione di Ramsar del 1971.
Per quanto riguarda il processo di autorizzazione su tutti gli usi del piombo metallico lo scenario peggiore prevede nel 2024 la “data del tramonto” del piombo. Dopo il 2024, le società autorizzate potranno ancora utilizzare il piombo per un tempo fisso (da pochi mesi a pochi anni) per applicazioni definite, al fine di ottenere il tempo di eliminare gradualmente il piombo e spostarsi sulle alternative.
In ogni caso il 5 marzo scorso l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha pubblicato il decimo elenco di raccomandazioni per il divieto totale da sottoporre all’autorizzazione Reach dell’Ue e l’elenco non include il piombo metallico.