Che la Gran Bretagna abbia qualche problema con i giovani violenti è cosa nota. Ma con il provvedimento appena preso si arriva al paradosso o, meglio, si cade nel ridicolo. L’associazione britannica degli scout, infatti, ha deciso di vietare l’uso di coltellini da tasca e temperini. Il giornale ufficiale dell’associazione, Scouting, fa sapere che, in seguito ai dibattiti sulla legalità delle armi da taglio in generale, i coltelli dovrebbero essere usati solo in sit…
Che la Gran Bretagna abbia qualche problema con i giovani violenti è cosa nota.
Ma con il provvedimento appena preso si arriva al paradosso o, meglio, si cade
nel ridicolo. L’associazione britannica degli scout, infatti, ha deciso di
vietare l’uso di coltellini da tasca e temperini. Il giornale ufficiale
dell’associazione, Scouting, fa sapere che, in seguito ai dibattiti sulla
legalità delle armi da taglio in generale, i coltelli dovrebbero essere usati
solo in situazioni in cui sono strettamente necessari, non dovrebbero girare
liberamente tra i ragazzi e, anche quando servono, dovrebbero essere custoditi
da un adulto responsabile e lasciati ai ragazzi solo nel momento di necessità.
Molti capi scout hanno criticato l’idea: eliminare l’uso dei coltellini
significa, dicono, sottrarre ai ragazzi una parte importante dell’esperienza di
scout, che coinvolge anche imparare a usare coltelli per usi rigorosamente non
violenti. «Penso sia molto triste», ha detto Sheila Burgin, leader del gruppo
di Sevenoaks in Kent, «capisco che l’associazione non voglia incoraggiare la
gente a portare coltelli, ma credo si stia esagerando. Non si sa mai quando uno
scout può avere bisogno di un coltellino».
«Sbaglieremmo a credere che la cultura del coltello sia un problema limitato a
certe ristrette comunità urbane», ha commentato Ian Johnston, presidente della
Police superintendents association. Secondo un rapporto del Youth justice board
le aggressioni di questo tipo commesse nel 2008 da ragazzini tra i 10 e i 17
anni sono state 277.986, una ogni due minuti. L’Home Office conferma la
tendenza a Londra, Manchester ma anche nelle cittadine della Cornovaglia, e
rilancia, segnalando un incremento del 6% nei primi mesi del 2009. «Mi sembra
un’esagerazione, per altro molto anglosassone», ribatte Simonetta Hornby,
avvocato minorile e autrice del romanzo “Vento scomposto”. Da quindici anni si
occupa di gang londinesi, ha seguito il fenomeno sin dalla nascita:
«Contrariamente alla leggenda, gli inglesi non hanno buonsenso, reagiscono in
modi alternatamente immoderati finchè il pendolo si ferma a metà. La cultura
del coltello riguarda soprattutto i migranti neri e non mi risulta che ce ne
siano tantissimi tra gli scout, per altro sempre meno a giudicare da quanti ne
conoscevano i miei figli trent’anni fa e quanti ne vedo a scuola con i miei
nipoti. Il coltello non è uno strumento d’offesa, bisogna insegnare ai bambini
a usarlo».