La legge obbiettivo per il superamento dell’emergenza ungulati (IN ALLEGATO), presa di mira dal mondo ambientalista per ragioni decisamente più ideologiche che di merito, non convince la Confederazione cacciatori toscani (Federcaccia – Arci Caccia – Anuu) che aveva presentato all’assessore e alla commissione competente osservazioni e proposte puntuali fin dai mesi passati, riproponendole ai gruppi consiliari anche alla vigilia del dibattito in aula.
Stupisce il disinteresse di certo ambientalismo per la tutela della biodiversità, messa nei fatti a rischio dal prepotente e preponderante esplodere della presenza ungulata sul territorio, ed è evidente la necessità di una gestione, su tutto il territorio della regione, che tuteli le colture agricole, restituisca chance a specie a rischio scomparsa, difenda l’incolumità dei cittadini.
La Cct ricorda peraltro che al proposito una buona legge, purtroppo inapplicata, esisteva già dal 2010 e che va attribuita alla rinuncia delle province a farne uso e della regione a esercitare il potere sostitutivo la responsabilità di averne vanificato l’efficacia. Di fronte alla scelta della regione di procedere comunque con un provvedimento “speciale”, la Cct ha avanzato proposte volte a che la legge prevedesse per la gestione più efficace degli ungulati l’applicazione di tutte le modalità consentite anche dalle norme nazionali, la braccata fra esse, affidando agli Ambiti territoriali di caccia le competenze per deciderne l’utilizzo in relazione alle specifiche realtà territoriali.
Quasi nessuna delle proposte è stata accolta, e vi sono invece nella legge obbiettivo rigidità, insufficienze e contraddizioni che ne mettono a serio rischio l’efficacia: la marginalizzazione delle squadre di caccia al cinghiale nella gestione delle aree non vocate è uno degli esempi più eclatanti. L’esclusione pregiudiziale, anche in periodo di caccia, di tecniche come la braccata, riconosciute come le uniche efficaci in determinate situazioni appare in contrasto con gli obiettivi stessi della legge. Agli Atc si chiedono risultati, ma non si forniscono competenze e mezzi per realizzarli.
Pur con l’auspicio, che il senso di responsabilità impone di formulare, che nella pratica applicazione si riescano a trovare modalità per restituire ruolo e strumenti ai cacciatori ed agli Atc, la legge obbiettivo approvata costituisce, per la Cct, un brusco passo indietro.