Il Tar del Veneto ha parzialmente accolto una richiesta di sospensiva avanzata dalle sigle animaliste, sospendendo il calendario venatorio regionale e, di fatto, vietando la caccia a quasi tutte le specie cacciabili fino al 30 settembre. I cacciatori veneti, però, non ci stanno e si preparano a scendere in piazza per protestare «contro la giunta regionale del Veneto, colpevole di aver emanato un calendario venatorio dai contenuti così fragili da prestarsi a prevedibili ricorsi da parte degli anticaccia».
A chiamare a raccolta i cacciatori veneti sono state l’Associazione per la cultura rurale (Acr), l’Associazione cacciatori veneti (Acv), la Confederazione delle associazioni venatorie italiane (Confavi) e la Fondazione per la cultura rurale (Fcr). «È inammissibile», si legge in una nota congiunta delle associazioni, «che la Giunta regionale del Veneto si comporti in spregio alla legge statale ed in spregio ai diritti dei cacciatori che, dopo aver pagato per intero le onerose tasse di concessione governativa e regionale, alle quali si vanno a sommare le quote di iscrizione agli Ambiti territoriali di caccia ed ai Comprensori alpini, si vedono decurtare e bloccare le possibilità previste dal calendario venatorio regionale». I cacciatori del Veneto chiedono alla giunta regionale di emanare una nuova delibera che ripristini il diritto dei cacciatori di usufruire delle possibilità previste dalla legge nazionale, tra cui il ripristino delle due giornate integrative per la caccia da appostamento alla migratoria nel periodo tra il 1° ottobre ed il 30 novembre. Anche a questo scopo, una delegazione di manifestanti sarà ricevuta il 30 settembre dalla giunta regionale e dal presidente del consiglio regionale.