Regione Emilia-Romagna, Liguria e Confederazione dei cacciatori toscani hanno diffuso un comunicato nel quale chiariscono quali siano gli effetti dei decreti ministeriali sul Coronavirus relativamente alle attività faunistico venatorie
In Emilia-Romagna e in Lombardia, all’atto del primo decreto del presidente del consiglio dei ministri, è stata sospesa la caccia di selezione alle femmine e ai piccoli di capriolo, nonché le operazioni di censimento. Il provvedimento è stato poi esteso a tutta Italia. Regione Emilia-Romagna ha dunque diffuso un documento con le misure cui attenersi. La caccia di selezione è sospesa perché non rientra tra le attività che giustifichino spostamenti. Così anche per i censimenti, rispetto ai quali, però, la regione provvederà a definire le densità faunistiche tenendo conto dei dati storici e delle stime prudenziali elaborate sin qui sulla base dei censimenti già effettuati. Il recupero delle carcasse e i Centri di recupero selvaggina non prevedono particolari limitazioni della mobilità, perché svolgono normale attività lavorativa del terzo settore. I piani di controllo, sotto la diretta responsabilità della polizia provinciale sono considerati servizio pubblico e come tali non appaiono sospesi dal Dpcm del 9 marzo.
Anche la Regione Liguria ha sospeso la caccia di selezione fino al 15 marzo, data già prevista per la chiusura. La Confederazione dei cacciatori toscani ha diffuso un comunicato nel quale chiarisce quali siano gli effetti dei decreti ministeriali sul Coronavirus relativamente alla caccia di selezione: “A seguito delle numerose richieste di chiarimento pervenute in queste ore ai nostri uffici relativamente allo svolgimento della caccia di selezione, e per evitare ulteriore confusione sui possibili effetti che l’ultimo Decreto Ministeriale del 9 marzo 2020 potrebbe determinare sull’attività venatoria, la Confederazione cacciatori toscani, pur riservandosi ulteriori approfondimenti, esprime una prima valutazione.
Più specificatamente la caccia di selezione attualmente prevista in Regione Toscana, non è né sospesa, né vietata; il decreto infatti non interviene sul quadro normativo che regolamenta l’attività venatoria.
Il fattore dirimente, chiaramente evidenziato nelle misure restrittive previste dal decreto sull’intero territorio nazionale, è incentrato sulla limitazione degli spostamenti e degli assembramenti anche nelle attività all’aria aperta, per evitare l’ulteriore diffusione del Covid-19. Gli unici spostamenti consentiti sono per: comprovate esigenze lavorative; situazioni di necessità; motivi di salute; rientro presso il proprio domicilio e residenza.
Tali possibilità evidentemente non contemplano la caccia come un attività legata a situazioni di necessità o collegata alle altre casistiche sopra elencate.
Per tale motivo, il problema relativo al regolare svolgimento dell’attività venatoria, non è riconducibile a una variazione del quadro normativo di competenza, bensì alle limitazioni che nei fatti vietano il raggiungimento del sito di caccia”.