L’Armalite è una piccola azienda che produce armi a Geneseo, nell’Illinois, diventata famosa negli anni Sessanta quando la licenza di un suo modello di fucile, l’AR-15, venne venduta alla Colt.
Il settimanale l’Espresso ha pubblicato le immagini di una sua recentissima campagna pubblicitaria con un fotomontaggio del David di Michelangelo che stringe in mano la carabina di precisione AR-50A1 calibro .50 Bmg che costa 3.300 dollari, cioè circa 2.400 euro. Sotto, una scritta definisce l’arma “un’opera d’arte”. Una seconda immagine della campagna raffigura un museo dove, tra due quadri, è appeso un fucile.
Dopo l’articoletto dell’Espresso, ripreso poi dalla reti Mediaset in particolare, nelle ultime ore ci sono state critiche molto forti alla campagna da parte del mondo politico e della tutela dei beni artistici italiani. Il ministro della cultura, Dario Franceschini, ha scritto in un tweet che Armalite deve ritirare la sua campagna, poi ha accusato un malore. La soprintendente del polo museale di Firenze Cristina Acidini ha annunciato che diffiderà l’azienda dall’utilizzare l’immagine. Secondo l’ufficio permessi del polo, a cui ha chiesto informazioni Repubblica Firenze: “Per sfruttare a scopo promozionale il David, così come qualunque altra opera custodita nei nostri musei, è necessaria una valutazione della congruità dell’immagine, che deve rispettarne la dignità culturale. In passato, campagne pubblicitarie di aziende italiane sono state autorizzate dietro valutazione del direttore e decisione della soprintendente”.
Il direttore della Galleria dell’Accademia, il museo che custodisce il David, Angelo Tartuferi, ha dichiarato che nessun permesso è stato richiesto dall’azienda e che in ogni caso non sarebbe stato concesso. Acidini, comunque, è prudente sulle possibilità legali di impedire all’azienda americana di utilizzare l’immagine: “Certo, si tratta di un caso internazionale e non posso, evidentemente, scatenare l’Fbi contro Armalite. Ma intendo utilizzare tutte le possibilità di reazione che ho a disposizione per farli desistere, a cominciare dalla “moral suasion” e dallo scandalo sui giornali”.
Per la verità la famosa scultura di Michelangelo è già stata sfruttata in numerose altre occasioni. Senza che nessuno avesse nulal a che ridirie. Ma, si sa, quando si tratta di armi, i benpensanti radicalchic si sentono in dovere di gridare allo scandalo…