Giorni fa in risposta a un recente convegno dal titolo “Con il lupo si può convivere” svoltosi a Refrontolo, in provincia di Treviso, ne è nato un altro come contro-replica alle tante cose dette, secondo molti allevatori presenti, non rispondenti a situazioni reali. Il convegno sulla convivenza col lupo era stato indetto da associazioni animaliste, portando anche esempi di altre nazioni, tipo Stati Uniti eccetera che, tra l’altro, non si fanno certo scrupolo a eliminare gli animali problematici e, in generale, a gestire la specie.
Concetto principe è stato… quanto stavamo male quando non cerano lupi e orsi! Tali asserzioni però non sono piaciute molto ai tanti allevatori che erano intervenuti e che più che altro avrebbero voluto far parte di un contradditorio che, a quanto pare, non c’è stato.
Per cui nella cittadina di Tambre, provincia di Belluno, è stato indetto un contro-convegno dal titolo “La verità sul lupo”, proprio dai tanti allevatori che a loro volta hanno messo insieme altrettanti pareri non certo in linea con quelli del primo incontro. La location non è casuale, visto che la zona è molto vicina all’Alpago, nel basso Bellunese, territorio nel quale si allevano le 4 razze autoctone venete di pecore, che hanno ben 1.200 anni di storia. La consistenza complessiva era di 3.000 capi nel 2017 ma, a causa delle predazioni, ne sono rimaste 2.500. Tali dati ci sono stati concessi dalla Cooperativa Fardjma, che racchiude una trentina di allevatori, promotrice del convegno.
La platea era molto numerosa, tanto che a stento la gente è riuscita a entrare. Molti dei quali rimasti fuori per eccessiva presenza. Uno degli elementi emersi nella trattazione è stato che la fertilità, per lo stress da predazioni, è calata dal 95% al 65%. È stato ribadito, inoltre, che spesso gli allevatori hanno pochi animali e che quindi anche una singola predazione può annullare drasticamente il loro lavoro. Il declino delle specie ovine autoctone, inoltre, si riverbera anche con le degenerazione dei pascoli, che tanto influiscono poi sulla qualità dell’ambiente, ma soprattutto della fauna selvatica.
Non vogliamo far parte, o essere tifosi, né dell’una né dell’altra parte. Ma osservando da decenni il problema in Italia, ancor più all’estero, non possiamo non riconoscere la mancanza di scientificità dei tanti dati portati a favore del lupo qui da noi, come se fosse l’arrivo del nuovo Messia. Il lupo è senz’altro un arricchimento della biodiversità, ma non si può negare che una sua diffusione incontrollata abbia un impatto significativo su altre specie e sulle attività umane. La favola, poi, del lupo che teme l’uomo e lo rifugge sarebbe ora venisse aggiornata anche dai suoi tanti amanti.