Il trattato internazionale sul commercio delle armi (Att) è entrato in vigore alla vigilia di Natale, dopo più di un anno dall’adozione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni unite. Il trattato, firmato da 130 Paesi, ha ufficialmente lo scopo di arginare il flusso di armi e munizioni dirette verso le zone di conflitto e prevenirne l’uso nei confronti dei civili, ma da più parti si teme che, invece, abbia tra gli “effetti collaterali” quello di fornire importanti strumenti ai movimenti proibizionisti limitando, nella pratica, la circolazione e la possibilità di acquisto di armi da parte dei cittadini “civili”. Oltretutto, c’è più di un dubbio che il trattato in sé possa servire a qualcosa, visto che dei 130 Paesi firmatari solo 60 lo hanno finora ratificato (tra cui gli Stati Uniti) e che alcuni dei principali produttori mondiali di armi “leggere”, come la Russia e la Cina, non lo hanno né firmato, né ratificato.
Il trattato internazionale sul commercio delle armi (Att) è entrato in vigore alla vigilia di Natale, dopo più di un anno dall’adozione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni unite