Giorni di guerra urbana a Digione tra le comunità magrebina e cecena, con tanto di armi illegali esibite e scaricate bellamente tra le strade. Ma non erano i legali detentori, il problema?
Sono andati avanti per tre anni, cioè dal 2015 al 2017, a raccontarci che la soluzione ai problemi del terrorismo e della criminalità con armi da fuoco era in pratica costituito dalle armi legalmente detenute dai cittadini europei in possesso delle relative autorizzazioni previste dalle leggi degli Stati membri. Parliamo dei soloni di Bruxelles e Strasburgo, che con la direttiva 2017/853 si sono bellamente, ipocritamente e rapidamente lavati la coscienza inasprendo in modo draconiano e insensato le normative sulle armi legalmente detenute, incidendo peraltro poco o nulla invece sul fiorente mercato clandestino. Mica facile, si dirà. Certo, che non è facile. Ecco perché la soluzione non può essere di tipo demagogico, propagandistico ed elettoralistico, bensì un lavoro duro, continuo, di anni, compiuto spesso nell’ombra, per stroncare le grandi vie di accesso delle armi illegali che quotidianamente giungono entro i confini dell’Unione europea. E che possono andare nelle mani di chiunque, soprattutto nelle mani di chi mai e poi mai avrebbe i requisiti per poterne acquistare una legalmente. Sta di fatto che evidentemente per la comunità criminale di Digione, in Francia, il problema di dove procurarsi (illegalmente, ça va sans dire) le armi non sussiste. Per alcune notti consecutive, infatti, nella città della Borgogna si sono affrontate bande costituite da una parte dalla comunità cecena, dall’altra dalla comunità magrebina, inizialmente con spranghe, bastoni e altri oggetti di circostanza, infine (da parte magrebina, pare) con armi da fuoco (revolver, pistole, fucili a pompa) e Ak47, con tanto di sventagliate in aria a scopo intimidatorio. La causa scatenante, a quanto pare, il pestaggio di un sedicenne ceceno da parte di alcuni magrebini, sembra per una questione legata alla droga.
È significativo notare che proprio la Francia è stata il primo tra i Paesi dell’Unione a recepire la direttiva europea 2017/853 ed è stata uno dei Paesi più draconiani in assoluto nella sua interpretazione nazionale, con pesanti ricadute su collezionisti, tiratori sportivi, cacciatori e così via. È altrettanto interessante notare che, apparentemente, a fronte di questo sacrificio collettivo, evidentemente ritenuto necessario da qualcuno, il risultato in termini di contrasto al possesso illegale di armi da parte di estese frange etniche residenti sul territorio sia stato perlomeno ridicolo. Così come ridicoli (se non peggio) sono coloro i quali discutono le legiferano di argomenti che non conoscono, sperando che soluzioni demagogiche servano come armi, è il caso di dirlo, di distrazione di massa.