Dopo l’incontro del 22 aprile nella Capitale per dare vita a un nuovo soggetto che si faccia portavoce delle istanze e delle necessità di tiratori, collezionisti, possessori di armi in genere, domani 29 aprile è in programma un secondo incontro per organizzarne un terzo a Gardone Val Trompia (Bs), dove ha sede la maggioranza delle aziende produttrici di armi e interessate a vario titolo dalla cosiddetta “legge antiterrorismo” e dalle ventilate ulteriori restrizioni.
Abbiamo intervistato Andrea Gallinari e Stefano Ciccardini, che hanno organizzato il comitato che ancora non ha un vero nome, anche alla luce dei più recenti sviluppi. Tengono a precisare di parlare, in questa fase, a titolo personale. «Chiediamo che la stella polare del ministero e del governo», ribadiscono, «siano le direttive europee 91/477/Cee e 2008/51/Ce».
Stefano Ciccardini, 52 anni di Roma, dirigente d’azienda, ha un passato nell’Arma dei carabinieri ed è stato consulente per la sicurezza di varie aziende pubbliche.
Come giudica l’uscita del presidente del consiglio che dopo i fatti del tribunale di Milano ha detto che “occorre fermare la proliferazione di armi”?
«A chi sostiene che ci sono troppe persone armate nel nostro Paese voglio rispondere: è vero siamo in tanti, sportivi, appassionati, collezionisti, ma l’unica arma di cui disponiamo è il voto ed è arrivato il momento di utilizzarla, non solo nelle elezioni politiche, ma anche alle primarie di tutti i partiti, per sostenere quei candidati che saranno disponibili a difendere le nostre ragioni».
La questione delle licenze, come quella del decreto antiterrorismo, dunque, non si può ritenere soltanto tecnica?
«Non voglio fare politica ma, per comprendere il motivo dell’accanimento del governo verso il mondo del tiro sportivo, non si può evitare di rilevare come questo abbia, negli ultimi tempi, un problema di comunicazione che gli sta alienando il consenso del suo elettorato storico.Fin dai primi giorni questo governo ha praticato politiche a favore del mondo della finanza, dei grandi concessionari autostradali e delle grandi lobby. E ora, per recuperare il consenso a sinistra, tira fuori i soliti temi populisti attaccando l’Italia che si arma, i cacciatori, i ricchi che possiedono le auto storiche, di lusso, le barche, e via così con tutti i soliti feticci ideologici, deprimendo interi settori dell’economia del nostro Paese. Su altri temi attinenti alla sicurezza e che non hanno ricadute elettorali, come quello dell’omicidio stradale, il Governo risulta invece assolutamente latitante».
Cosa dire sull’ipotesi di interpretazione in senso restrittivo il porto per il Tiro a volo che sembra venire dai più alti gradi del ministero dell’Interno?
«Sono convinto che la struttura del Ministero sia totalmente estranea. I problemi organizzativi che ne deriverebbero andrebbero a gravare su di una struttura amministrativa che sconta un ritardo nella digitalizzazione dei propri servizi la cui colpa è attribuibile all’incuria dell’autorità politica del ministero dell’Interno».
Con questi presupposti, quali alleanze si potrebbero stringere?
«Per questi motivi, che vedono attacchi esclusivamente ideologici, ci troviamo sullo stesso fronte con gli appassionati della caccia ed è quindi necessario sviluppare un’azione comune in difesa del rispetto e dell’applicazione dei principi delle direttive comunitarie in materia di armi e anche della caccia. Spero che questo comitato spontaneo che sta nascendo in questi giorni riesca finalmente ad aggregare tutti, singoli appassionati, associazioni, federazioni sportive, Tsn, campi e poligoni privati, armerie, produttori e importatori per difendere i nostri interessi. Siamo in tanti e con i nostri voti possiamo essere determinanti. Questa deve essere la nostra risposta al Governo».
Andrea Gallinari è un imprenditore di 49 anni che opera nel settore della consulenza di direzione interfacciandosi prevalentemente con i vertici di note multinazionali e gruppi italiani. È appassionato di armi e collezionista. «Siamo cittadini onesti, elettori, contribuenti e disponiamo di un’ulteriore formidabile arma: il nostro voto, che d’ora in avanti destineremo solamente alle forze politiche che vorranno e che sapranno tutelare le nostre ragioni e i nostri diritti civili».
Come giudica la situazione attuale, i provvedimenti della legge antiterrorismo nonché le ulteriori ventilate restrizioni?
«L’attuale compagine governativa sta rispolverando i consueti e consunti feticci ideologici: i tiratori della domenica e i cacciatori equiparati a giustizieri sommari da far west; i possessori di auto di alta cilindrata o di barche come sicuri evasori e traditori del patto sociale; i pensionati, gli esodati e i cittadini che hanno perso il proprio lavoro e che rivendicano una priorità nel supporto dello Stato rispetto a stranieri e clandestini come razzisti… Sono becere operazioni di propaganda politica per recuperare consenso, il cui unico effetto, purtroppo, si riscontra nell’ulteriore compromissione di interi settori dell’economia del nostro Paese. Non possiamo evitare di rilevare un vero accanimento dell’attuale governo nei confronti del mondo delle discipline del tiro sportivo e della caccia. Siamo “sotto attacco” mediatico, politico e normativo e stiamo subendo un’indebita e illiberale compressione dei nostri diritti, per effetto di provvedimenti peraltro totalmente privi di reali effetti positivi (anzi!) sul piano della sicurezza sociale. Lanciamo quindi con forza un appello all’impegno di tutti per sviluppare un’azione comune in difesa del rispetto e dell’applicazione dei principi delle direttive comunitarie in materia di armi e della caccia. ».
Cosa prevede potrà fare il neo costituito comitato o forum di cittadini per rispondere all’attacco di governo e ministero?
«Ci auguriamo che il comitato spontaneo nato in questi giorni dall’iniziativa della “base”, cioè dei tiratori sportivi, dai cacciatori, dai campi di tiro e dalle associazioni sportive e venatorie diventi l’elemento propulsivo idoneo, finalmente, ad aggregare in una unica forza coesa i singoli appassionati, le associazioni, le federazioni sportive, i Tsn, i campi ed i poligoni privati, le armerie, i produttori e gli importatori, tutti uniti nello sforzo comune della difesa dei nostri diritti civili e dei nostri legittimi interessi economici. Le statistiche più recenti stimano in dieci milioni di cittadini legali detentori di armi e quasi quattro milioni di cittadini titolari di licenze attive e/o lavoratori del comparto. Il valore generato dal comparto delle armi sportive è pari a oltre mezzo punto del Pil nazionale… Siamo tanti, quindi, e con i nostri voti possiamo essere determinanti per l’assetto politico del Paese. Questa è e deve essere la nostra risposta al governo e alle sue indebite iniziative a detrimento dei nostri diritti».