A pochi metri di distanza dalla platea a cui Matteo Renzi stava promettendo il pugno duro contro le armi in Italia, un pezzetto di pd stava parlando del futuro della caccia in Italia. Ma come è possibile? Da una parte, il segretario del partito propone di rivedere “al ribasso” la possibilità di detenere e utilizzare armi da fuoco da parte dei cittadini; dall’altra, esponenti non secondari di quell’area politica, come Osvaldo Veneziano di Arcicaccia ed Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della camera, lanciano una “santa alleanza”, al cui cospetto il “patto del Nazareno” sembra una rimpatriata di nostalgici democristiani, in difesa della caccia e, inevitabilmente, dell’attrezzatura fondamentale per l’attività venatoria: le armi da fuoco. A moderare la tavola rotonda, tra l’altro, Erasmo D’Angelis, direttore dell’Unità. Come dire: la famiglia era al gran completo…
Ma come potranno convivere all’interno del partito posizioni così lontane? Visto che Veneziano e compagnia parlano di “lasciare da parte le ideologie per adottare un approccio scientifico”, che Realacci sorprende con un “rispetto chi è contrario all’uccisione di animali, ma la bussola deve essere la gestione degli equilibri ecologici e l’interesse del Paese” e ancora che “presenterò una interrogazione al ministero dell’ambiente per individuare una persona che affronti il tema della proliferazione dei cinghiali dei parchi, così da trovare una soluzione complessiva al problema”, ci permettiamo di dare un consiglio al presidente del consiglio, Matteo Renzi, che è poi anche il segretario politico del pd: ascolti meno le fantasiose teorie di del vice ministro Filippo Bubbico e dedichi un po’ del suo tempo ad ascoltare Osvaldo Veneziano; magari si faccia spiegare da lui e da Realacci che i cacciatori utilizzano armi da fuoco “micidiali”, tecnicamente identiche alle altrettanto micidiali armi sportive, ma che non per questo devono essere considerati pericolosi terroristi o golpisti.