Da quelli intercontinentali a quelli micro, gli Uav o meglio gli Apr – aeromobili a pilotaggio remoto secondo l’acronimo italiano, sono sempre più protagonisti della cronaca.
Il primo dei cinque Apr Rq-4 Global Hawk Ags (Allied ground surveillance, nella foto) ordinati dalla Nato, ha condotto il primo test di volo in California lo scorso dicembre. I Global Hawk Ags della Nato (il più grande della categoria con una apertura alare di quasi 40 metri, peso a vuoto di 6,78 tonnellate e autonomia di volo di 22.779 chilometri…) renderanno capace l’alleanza di condurre continua sorveglianza sopra vaste aree, da grande altitudine e con qualsiasi tempo grazie al sistema radar An/Zpy-2 Mp/Rtip con capacità Sar (Synthetic aperture radar) e Gmti (Ground moving target indicator – Indicatore di bersagli terrestri in movimento). Secondo il programme manager della Nato Dietmar Thelen: “un significativo passo avanti per l’alleanza nel miglioramento delle capacità Jisr – Joint intelligence, surveillance and reconnaissance (Intelligence, sorveglianza e ricognizione congiunte, ndr)”.
I restanti Nato Global Hawk Ags verranno consegnati tra la fine del 2016 e i primi mesi del 2017; al progetto Ags partecipano Bulgaria, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Italia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti mentre la base operativa assegnata, sarà quella italiana di Sigonella.
Venerdì 29 gennaio invece, la televisione iraniana ha mostrato un breve filmato di un proprio Apr mentre sorvola e riprende una portaerei americana nel Golfo Persico, in acque internazionali. E questo, a corollario di una serie di incidenti con la Us Navy tra cui il lancio di razzi iraniani in prossimità di unità americane e il sequestro e successivo rilascio, di marinai americani sconfinati a seguito di un guasto meccanico delle proprie imbarcazioni, nelle acque territoriali dell’Iran.
Il portavoce della 5a Flotta della Us Navy comandante Kevin Stephens, ha confermato che un drone iraniano “disarmato” ha volato vicino alla portaerei francese Charles Degaulle e “sopra” la portaerei americana Harry S. Truman il 12 gennaio. Ha anche aggiunto che la marina ha fatto levare in volo un elicottero e che questo ha verificato che il drone era disarmato e siccome non vi erano in corso operazioni di volo sulla portaerei, questo non costituiva un pericolo per gli assetti americani.
Prima considerazione: il drone iraniano si è effettivamente avvicinato alla portaerei americana, senza essere abbattuto perché non costituiva minaccia imminente (secondo l’Us Navy…); seconda: in questo round di guerra psicologica e mediatica ha vinto l’Iran che, ha mostrato la Truman in televisione inquadrata in un mirino mentre l’Us Navy viceversa, non ha fornito (al momento) immagini dell’invasivo drone inquadrato da un qualsiasi sistema di difesa americano. (Claudio Bigatti)
L’immagine della portaerei americana ripresa da un drone iraniano, mostrata nei notiziari nazionali.