Il Corriere della sera pubblica il consueto articolo “balneare” sulla corsa agli armamenti dei cittadini italiani. Ma ciò che più stupisce sono le dichiarazioni decisamente fuori luogo di un ignoto armiere
Il Corriere della sera pubblica il consueto articolo “balneare” sulla corsa agli armamenti dei cittadini italiani. Ma ciò che più stupisce sono le dichiarazioni decisamente fuori luogo di un ignoto armiere, il quale si scaglia in particolare sulla questione della cessione di armi tra privati: «Una tipologia di vendita sbagliata, che andrebbe abolita e ben poco sotto controllo. Personalmente per aprire un’armeria e dunque sottostare a controlli e tracciare le vendite, circa 800 all’anno, ho dovuto fare un corso e un esame presso la prefettura. Se vedo un porto d’armi falso me ne accorgo e non procedo alla vendita. Un privato può avere la stessa preparazione e attenzione?».
Si tratta di affermazioni di particolare gravità, innanzi tutto perché vengono da un appartenente al nostro mondo e, in secondo luogo, perché sono destituite di ogni fondamento. Non risulta, infatti (e in caso contrario i dati del ministero lo avrebbero infallibilmente sottolineato) che la compravendita di armi tra privati (definita “cessione”) abbia particolare maggior incidenza di rischio rispetto alla vendita tra armerie e privati. Ora, è chiaro che all’armiere fa senz’altro più comodo vendere una delle proprie armi e che una cessione tra privati è una mancata vendita per l’armiere, riteniamo tuttavia che sia particolarmente deprecabile diffondere notizie infondate e di particolare gravità che possono portare, nel caso peggiore, a ulteriori immotivate restrizioni per un settore che è già ultra-tartassato. In nessun caso la necessità di badare alle proprie vendite può giustificare affermazioni di questo genere. Come al solito, il nostro settore dà ancora una volta prova dell’assoluta mancanza di coesione: i tiratori sono contro i cacciatori, i cacciatori contro i collezionisti, gli armieri contro i privati e così via. Andiamo avanti così che andiamo bene… verso il baratro.
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