Firearms united Italia ha diffuso un aggiornamento sul ricorso alla corte europea di giustizia in merito alla direttiva europea “disarmista” votata dal parlamento europeo lo scorso marzo. Oltre alla Repubblica ceca, anche la Polonia ha infatti deciso di presentare ricorso, criticando fortemente i contenuti e le modalità di approvazione della direttiva che, come è noto, prevede ampi emendamenti alla direttiva 91/477 in materia di armi. “È opinione della Repubblica di Polonia”, si legge nel comunicato diffuso da Firearms united Italia, “che la proposta del Parlamento e del Consiglio europeo di emendare la direttiva 91/477/Cee riguardo al controllo dell’acquisizione e del possesso di armi da fuoco fosse basata su assunti errati e mancasse di prove a sostegno della correlazione tra il mercato e il possesso legale di alcuni tipi di armi da fuoco da parte dei cittadini europei, e il mercato illegale collegato ad attività criminali. Come risultato di ciò, le nuove normative si rivelano essere eccessive, troppo severe e non sempre razionali”.
“Considerando”, conclude il documento, “il fatto che il recepimento della direttiva 2017/853 nel sistema polacco causerebbe gravi effetti collaterali di natura socio-economica sul settore produttivo e sull’attività degli imprenditori impegnati nella produzione di armi da fuoco per impieghi civili, nonché per i possessori di dette armi, e causerebbe un aggravio dei carichi di lavoro dell’amministrazione dello Stato, il ministero dell’Interno e dell’amministrazione ha dato mandato al plenipotenziario del governo polacco di iniziare la procedura di ammissione della Polonia alla mozione di sospensione dell’implementazione della direttiva fino al pronunciamento della Corte europea di giustizia (C-482/17R). Il passo successivo del ministero dell’Interno e dell’amministrazione sarà di associarsi al ricorso per l’annullamento della direttica 2017/853 del 17 maggio 2017 /C-482/17)”.