Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, è finito in questi giorni al centro di una polemica, alimentata dai quotidiani, circa le spese militari per l’acquisto di nuove armi e strumenti tecnologici. Il conto, per le spese previste fino al 2026, ammonta a 29 miliardi di euro, che in tempi di crisi non si può dire che non facciano una certa impressione. «Non sono spese ordinate da questo governo», ha spiegato La Russa, «non è che se ti serve un aereo vai al supermercato e lo compri. Bisogna programmare e tra aerei, portaerei e tutto il resto stiamo ancora pagando 21 miliardi di euro in ordini vecchi. Io, semmai, ho tagliato le spese, rinunciando a 25 aerei Eurofighter sui 121 in commessa, per un risparmio di due miliardi. Delle 10 fregate ordinate, ne acquisteremo solo sei, altri due miliardi di risparmio. Poi abbiamo rinviato il progetto di aereo spia in collaborazione con gli israeliani, il sistema anticarro e altre cose, per un risparmio complessivo di 5 miliardi di euro». D’altronde, alcune spese sono necessarie: «gli elicotteri da trasporto non possono essere “tagliati”, sono fondamentali per le missioni all’estero. Tra l’altro, ci sarebbe anche bisogno di razionalizzare le forze armate: troppi generali, troppi marescialli, pochi soldati. A noi i soldati servono, e vanno assunti: non possiamo mandare in Afghanistan un maresciallo di sessant’anni».
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, è finito in questi giorni al centro di una polemica, alimentata dai quotidiani, circa le spese militari per l’acquisto di nuove armi e strumenti tecnologici. Il conto, per le spese previste fino al 2026, ammonta a 29 miliardi di euro, che in tempi di crisi non si può dire che non facciano una certa impressione. «Non sono spese ordinate da questo governo», ha spiegato La Russa, «non è che se ti serve un aereo vai al supermercato e lo compri. Bisogna pro