La selezione su base scientifica, finalmente

“Le regioni e le province autonome, sentito il parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica e, se istituiti, degli istituti regionali, possono, sulla base di adeguati piani di abbattimento selettivi, distinti per sesso e classi di età, regolamentare il prelievo di selezione degli ungulati appartenenti alle classi cacciabili anche al di fuori dei periodi e degli orari di cui alla legge 157/92”. È il testo dell’articolo 11-quaterdecies del maxiemendamento d… “Le regioni e le province autonome, sentito il parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica e, se istituiti, degli istituti regionali, possono, sulla base di adeguati piani di abbattimento selettivi, distinti per sesso e classi di età, regolamentare il prelievo di selezione degli ungulati appartenenti alle classi cacciabili anche al di fuori dei periodi e degli orari di cui alla legge 157/92”. È il testo dell’articolo 11-quaterdecies del maxiemendamento del governo al decreto in materia tributaria per la manovra di bilancio, approvato nei giorni scorsi. Poche parole per introdurre, finalmente, un criterio di maggiore scientificità nel prelievo selettivo degli ungulati, allo scopo di far loro completare il ciclo biologico, consentirne una migliore riconoscibilità e meglio preservare l’equilibrio tra le specie e quello eco-ambientale. È proprio di questi giorni, tra l’altro, l’allarme lanciato dalla Coldiretti, relativo all’eccessiva presenza di cervi, daini e caprioli nell’Appennino. Questi ungulati, cresciuti in sovrannumero rispetto a quanto l’ecosistema può sopportare, si cibano dei germogli che spuntano dalle piante potate dalla forestale. “I caprioli, i daini e i cervi”, si legge nel comunicato Coldiretti, “arrivano e brucano a tutto spiano, impedendo così al bosco di ricrescere nei tre-quattro anni successivi al taglio. Alle rimesse economico-finanziarie deve aggiungersi il danno ambientale, in quanto il bosco ne risente comunque in vigoria e in capacità di rigenerazione e conservazione della biodiversità”. Tanto per ribadire il clima di ignoranza e superficialità che regna nel mondo degli anticaccia, la norma è stata definita prontamente “ammazza Bambi”. Secondo la Lav (Lega anti vivisezione), che non si smentisce mai, sarebbe persino incostituzionale.