Un singolare studio è stato effettuato da Tim Cairo, professore dell’Università californiana di Davis e pubblicato su il Plos One journal: riguarda la naturale repellenza che hanno le zebre nei confronti dei parassiti volanti, tipo zanzare e moscerini succhiasangue vari. Infatti, la specie animale è potenziale preda degli stessi insetti che flagellano le altre specie di equini, ovvero cavalli, asini eccetera. Il loro mantello, tuttavia, ha il potere di destabilizzare la necessaria padronanza che hanno gli insetti nel volare e poi posarsi sulla zebra. Analoga difficoltà, già nota, è quella subita dai grossi predatori che, nel momento di un attacco, subiscono una confusione visiva per effetto della moltitudine di striscie che si muovono in maniera confusa, dando scarsa sicurezza ai predatori nell’individuare un capo prescelto e assalirlo nei punti giusti in modo da decretarne la morte il più velocemente possibile. Adesso si è, quindi, appurato che anche le zanzare riescono ad arrivare nei pressi del mantello delle zebre, ma poi le strisce rendono confuso il loro atterraggio o, meglio, la loro sicurezza nel posarsi. Molto utili sono state le immagini catturate con macchine fotografiche reflex ad altissima risoluzione, che hanno messo in chiaro le traiettorie che gli insetti effettuano nel momento in cui arrivano quasi a contatto con le strisce suddette. Per cui le zebre, senza nemmeno saperlo, hanno sviluppato nell’evoluzione un singolare sistema autorepellente nei confronti dei parassiti volanti.