Mentre a Bruxelles la commissione europea si lambicca il cervello per mettere in atto restrizioni alle armi legali dei cittadini europei, a pochi chilometri si è svolta una sparatoria nel corso di una perquisizione effettuata nell'ambito dell'inchiesta sugli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre. La polizia belga, aiutata da quella francese, avrebbe stanato tre presunti jihadisti in un appartamento disabitato a Forest, quartiere di Bruxelles. Nella sparatoria che è nata, tre agenti belgi e uno francese sono stati feriti, uno dei quali in maniera grave, mentre uno dei terroristi è stato ucciso. Gli altri due sospetti sono fuggiti in un un'area abbandonata.
Il perimetro di sicurezza nel quartiere ha tenuto i bambini di quattro scuole rinchiusi negli istituti sino a ora di cena, alcuni degli abitanti del quartiere hanno dovuto passare la notte in strutture messe a disposizione dall'amministrazione di Forest. Il blitz delle forze speciali ha visto l’uso di elicotteri, per localizzare i fuggitivi, e di cecchini sui tetti. Pochissimi i dettagli fatti filtrare dalla Procura federale belga e dalla polizia, che hanno chiesto a media e cittadini di non scrivere nulla in merito all'operazione sui social per non compromettere il risultato della loro azione.
Unica certezza, la persona uccisa nello scontro a fuoco "non è Salah Abdeslam", ha confermato la procura, aggiungendo che la sua identità "non è ancora nota". Nella casa occupata dai sospetti jihadisti sarebbero stati trovati kalashnikov e gas lacrimogeno.
Come ha scritto il Time in uno dei suoi approfondimenti dedicati agli attentati di Parigi del 13 novembre scorso "i terroristi e gli aspiranti tali possono dotarsi di armi automatiche (che non possono invece essere acquistate o utilizzate dai cittadini della Ue) grazie agli stretti contatti che la criminalità europea (e soprattutto francese) è riuscita a creare con la malavita balcanica". Il numero 4/2014 dello Small Arms Survey, infatti, riporta che nell’area compresa fra Croazia e Macedonia una popolazione di circa 25 milioni di persone è in possesso di 3,6 -6,2 milioni di armi non denunciate, che spesso finiscono nelle mani dei contrabbandieri locali. Secondo il settimanale Vreme, invece, nella sola Serbia la cifra potrebbe essere il triplo di quella dichiarata nel 2005 dal ministero degli Interni, che allora stimava l’esistenza di 1 milione di pezzi detenuti illegalmente. Secondo quanto riferisce Analisi difesa, per capire l’importanza di questo aspetto basta pensare che gli organizzatori degli attacchi di Parigi acquistarono due versioni cinesi dell’Ak-47 e due Zastava M70 da un venditore tedesco che sfruttava i canali offerti dal deep-web.
Nella proposta di direttiva avanzata dalla Commissione europea, però, non è stato inserita alcuna misura atta a contrastare efficacemente questo fenomeno crescente, né a controllare meglio i canali di approvvigionamento di armi della malavita. L’Unione europea dal 2013 continua a promuovere di limitare fortemente il diritto dei cittadini comunitari ad acquistare armi da fuoco per sport, svago e difesa.