Una recente sentenza della Cassazione per una questione di difesa abitativa, sancisce di fatto l’irrilevanza della riforma promulgata pochi mesi fa
La corte di Cassazione, con sentenza n. 29.497 del 7 giugno 2019, si è occupata di legittima difesa, riformando una sentenza della corte d’assise d’appello di Roma relativa alla vicenda di un cittadino accusato di aver ucciso con un colpo di pistola il compagno della figlia, che si era recato presso la sua abitazione in particolare stato d’ira scatenando un acceso confronto tra la convivente, la sorella e i genitori.
Alcuni passaggi della sentenza in questione sono particolarmente significativi: quello, innanzi tutto, nella quale si sancisce la sostanziale irrilevanza della riforma sfociata nella legge n. 36 del 2019 per quanto riguarda la proporzionalità tra l’offesa e la difesa, ma anche i vari passaggi nei quali si valuta l’impossessamento delle chiavi della macchina del padre della ragazza da parte dell’aggressore, per comprendere se il mero impossessamento del bene economico sia o meno elemento sufficiente a giustificare la legittima difesa (come taluni avevano paventato dopo l’approvazione della riforma del 2019).
Da quanto si legge, il famigerato “far west” che si supponeva si sarebbe scatenato tra le strade italiane nella più assoluta impunità, sembra ben lungi dal poter anche soltanto essere immaginato…
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