L’orso M91 non trova pace

Dopo l’abbattimento autorizzato dell’orso M91, non si placa la ridda di commenti degli animalisti. Tornano alla ribalta le assurdità relative alle ormai mitologiche “stazioni di foraggiamento”…

L’orso M91 è stato abbattuto dalla provincia di Trento con una specifica ordinanza. Su alcuni giornali piovono pareri e soluzioni su cosa si sarebbe dovuto fare. Diverse le prospetta l’ex veterinario degli orsi Alessandro De Guelmi, deprecando l’abbattimento definendolo “Una figuraccia a livello globale”. Peccato che in tutto il mondo, dove ci sono orsi, le autorità abbattono regolarmente quelli ritenuti confidenti o pericolosi. Senza nessun Tar, Consiglio di Stato, animalisti o associazioni varie. Per cui dissentiamo. Ma nella sua intervista fa un’altra affermazione che ci ha particolarmente colpito. Afferma infatti che uno dei problemi è che “…c’è da mettere in evidenza la pratica del foraggiamento degli ungulati a scopo venatorio, con mais e mele, che viene permessa: questo contribuisce ulteriormente a rendere gli orsi confidenti…” Qui rimaniamo senza parole. Cerchiamo di andare con ordine: il foraggiamento non viene fatto a scopo venatorio, ma solo per dare un supporto agli ungulati nei mesi invernali, a caccia chiusa da un pezzo. E in quel periodo l’orso è in letargo. La legge non permette minimamente di utilizzare mele, ma solo foraggio, che all’orso fa proprio schifo. Le mangiatoie rifornite, ormai pochissime autorizzate, sono lontanissime dai centri abitati. Per cui l’orso casomai si fosse convertito al foraggio (un attacco di veganesimo ursino?) rimarrebbe nei pressi di queste e non andrebbe nei paesi. Si abitua ad andare nei paesi perché lì ritrova lo stesso cibo delle mangiatoie? Assolutamente no. Trova carne pesce, frutta, dolci, scarti alimentari vari che non ha potuto mai assaggiare nei punti di foraggiamento. Se poi i foraggiamenti sono abusivi, ribadiamo di farne subito denuncia all’autorità. Perché oltretutto il Corpo Forestale in Trentino reprime senza mezzi termini tali illeciti. Altro che “consentiti”. Esempio poi sono gli orsi che vagano anche nei paesi del Parco d’Abruzzo. E lì non esiste nessun foraggiamento, né a “scopo venatorio” né di altro genere. Invece facciamo noi una ipotesi. Non è che gli orsi finiscono per avvicinarsi ai paesi perché c’è chi li attira col cibo per fare foto, filmati di cui i social sono pieni? Così si fanno proseliti, e si rimpingua la polemica dei cassonetti anti-orso mancanti? Che servono, per carità. Ma non buttiamo la croce sempre addosso alla caccia con scuse banali e senza fondamento. Marco Apollonio, zoologo dell’Università di Sassari, e vero esperto in tema di grandi carnivori, non è certo né guidato da associazioni pro-orso né anti. Ma afferma tra l’altro che “L’intervento della Regione è legittimo: ci deve essere la possibilità di rimuovere un esemplare che è considerato pericoloso senza tanti processi e travagli. Solo così ci può essere una convivenza tra l’essere umano e i grandi carnivori”. “Se la politica non riesce o non può intervenire si arriva al bracconaggio che è la situazione peggiore”. E aggiunge: “Ancora una volta intervengono persone che forse conoscono poco la zoologia e non frequentano i boschi del Trentino”. Riferendosi alle tante proteste senza fondamento di animalisti e tifosi vari.