Magnum research Bfr calibro .500 S&W

Un Single action su meccanica Ruger Blackhawk, dimensionato però per gestire calibri “estremi” come il .45-70 o, in questo caso, il .500 Smith & Wesson

Semplicemente esagerato. L’esagerazione è il concetto dal quale è scaturita la linea d’armi Big frame revolver (Bfr), inizialmente prodotta dalla D-max nei primi anni Novanta e, oggi, proposta dalla del Kahr firearms group tramite il proprio distributore Magnum research. Che, letteralmente, può suonare come “ricerca del magnum”: tutto un programma…

L’azienda statunitense è nota per la grande distribuzione di accessori, caricatori, parti di ricambio nonché per la vasta proposta di armi tra cui spiccano le armi corte principalmente in calibri “magnum” come i Bfr e le semiautomatiche Desert Eagle.

Dal punto di vista strettamente dimensionale, il revolver Magnum Research Bfr non vanta proporzioni o pesi maggiori rispetto ai revolver calibro .500 della Smith & Wesson. Ciò che, però, al Bfr non difetta, è la forte personalità, evocata dall’estetica inusuale e fortemente caratterizzata dall’immenso tamburo. Cosa che balza immediatamente all’occhio non appena si apre la confezione dell’arma.

La dotazione di serie include una slitta Weaver in lega leggera con 4 slot anteriori e 3 posteriori, utile per l’attacco dell’ottica, nonché il tradizionale lucchetto, obbligatorio in alcuni Stati americani.

Tutto è caratterizzato dal castello di inusitata lunghezza. Come accennato, il tamburo ha infatti una lunghezza pari a 76 mm e un diametro di 45,5 mm, necessario per contenere 5 camere con spessori parietali interni pari a 2,9 mm ed esterni di 1,95 mm. A titolo di curiosità il solo tamburo, che è cilindrico e senza fresature d’alleggerimento, vanta una massa di 530 grammi. Quanto una Glock 43, tutta intera!

Il tamburo non è basculante, ruota intorno al proprio asse, vincolato anteriormente mediante vite e dal profilo interno ribassato per gestire anche eventuale sporcizia.

La scelta di utilizzare un tamburo così lungo non ha particolare significato per il calibro adottato ma nasce per la predisposizione del castello, già ampiamente sperimentato, a ospitare calibri per carabina come il citato .45-70 che, detto tra noi, anche se meno “potente” del .500 S&W, rappresenta la cameratura d’elezione per il Bfr.

Il castello è realizzato per microfusione, con spessori che non lasciano dubbi sulla solidità dell’arma soprattutto in relazione alla struttura chiusa mutuata dal glorioso progetto Colt 1873. All’interno della porzione posteriore del castello, però, non è presente un congegno di scatto classico ma, viceversa, è stata adottata una meccanica moderna di derivazione Ruger Super blackhawk. In Singola azione, lo scatto è caratterizzato dall’assenza della mezza monta del cane, ampiamente superata dalla presenza della transfer bar, ovvero di una barra di sicurezza collegata al grilletto che solo quando quest’ultimo è completamente premuto si interpone tra la coda del percussore, posto nel fusto, e la faccia del cane. In caso contrario, l’appendice superiore aggettante del cane urta contro il castello prima di riuscire a toccare il percussore. Ciò impedisce spari accidentali dovuti a sgancio del cane in caso di forti urti o rotture ovvero nel caso, ben più frequente, di un rilascio prematuro da parte del dito pollice durante la fase d’armamento. Armamento agevolato dalla larga cresta, con zigrinature ben rilevate.

Il sistema adottato, quindi, a differenza delle tradizionali armi fedeli al progetto Colt 1873, non pone alcun rischio relativo alla sicurezza durante il porto dell’arma con cartuccia nella camera in corrispondenza del percussore. Come di consueto sulle Single action con meccanica Ruger, dalla parte posteriore dell’asta di rotazione protrude un grano caricato a molla necessario al perfetto funzionamento della citata tranfer bar.

Tale meccanica integra anche il sistema di svincolo automatico del tamburo per il caricamento o scaricamento. Lo svincolo, che ne permette la rotazione libera, è collegato allo sportellino di alimentazione posto sulla porzione destra del castello che, una volta aperto, inibisce anche l’armamento del cane per la gestione in massima sicurezza dell’arma.

Per estrarre i bossoli, è presente una lunghissima asta estrattrice trattenuta in sede da una propria molla che può essere movimentata tramite un’appendice di governo. L’asta è posta all’interno dell’alloggiamento sito nella porzione inferiore destra della canna. Sempre di derivazione Ruger è anche l’impugnatura, vincolata al castello tramite due viti posteriori e 3 inferiori che, di serie, monta guancette in gomma Uncle Mike’s destinate, per l’appunto al Super blackhawk. Ciò garantisce anche un’ampia possibilità nella scelta di eventuali guancette aftermarket così come trovare componenti interni di ricambio, anche custom, disponibili per i revolver Ruger.

Per la prova a fuoco ci siamo avvalsi di cartucce commerciali Magtech Sjsp 400 grs e tre ricariche rispettivamente assemblate con palle Sierra Sjsp 400 grs, Target bullets gold Fp 325 grs destinate al caricamento del calibro .50 Ae nonché una ricarica sperimentale con palle in piombo per Sharps del peso di 470 grs per un caricamento “alternativo”.

Con tali cartucce, alcune delle quali già sperimentate sul “piccolo” Smith & Wesson con canna di 4 pollici di un amico, abbiamo intrapreso la prova a fuoco senza particolare timore, soprattutto considerando che con il “T-Bear” calibro .500 abbiamo sempre sparato tali cartucce con discreta padronanza dell’arma. Non avevamo, però, considerato tre fattori molto importanti. Il primo è costituito dall’impugnatura, dotata di copertura del backstrap in gomma che separa la mano dal telaio interno in acciaio solo di pochi millimetri e che, quindi, non ammortizza le reazioni allo sparo. Il secondo aspetto è sempre legato all’impugnatura che, riproponendo il disegno Colt 1873, risulta particolarmente bassa rispetto all’asse di canna e causa il repentino impennamento dell’arma stessa. Terzo fattore, l’assenza di freni di bocca e la maggior lunghezza di canna che si traduce in maggior tempo di canna con conseguente aumento della durata e intensità del rinculo.

Tutto ciò nel Bfr, con munizioni a piena potenza, si è concretizzato in reazioni allo sparo secche e poco gradevoli che rendono difficoltosa l’esplosione di più tamburi consecutivi. In tale contesto, però, l’esperienza maturata con il Freedom arms calibro .454 Casull è stata provvidenziale.

Come detto, di per sé e in revolver Smith Wesson, il calibro è generalmente gestibile ma, nel Bfr, ci si accorge proprio che il limite dato dall’architettura dell’impugnatura ne rende l’impiego un atto di fede per malati (come chi scrive) di “magnum-mania”. Insomma, sparare con il Bfr è un’esperienza sicuramente da provare ma, a cui difficilmente ci si abitua.

Tornando alle prove balistiche che, come accennato, sono state condotte sulla distanza di 50 metri con arma in appoggio e ottica a lunga focale, dopo qualche colpo di taratura con le munizioni commerciali Magtech, non abbiamo faticato a realizzare con le stesse, rosate di 5 cartucce d’ampiezza inferiore ai 10 cm.

Per far riposare il braccio, siamo passati alle ricariche con palle ramate che, a fronte di oltre 200 kgm di energia cinetica sviluppata, sono risultate piacevoli e precise con rosate solo di poco più larghe di quelle precedenti.

Con la ricarica assemblata con bossoli Starline contenenti 38 grs di Vihtavuori N110 dietro la palla Sierra Sjsp di 400 grs che, alla bocca, hanno sfiorato i 340 kgm di energia cinetica (a parte un paio di otturazioni saltate…) si sono ottenute rosate concentrate intorno ai 70 mm di diametro.

In tutto ciò, lo scatto è apparso piuttosto pulito e prevedibile, in un solo tempo dal carico di circa 1.200 g che non ha minimamente interferito con le prove. La scelta di utilizzare solo l’ottica è nata principalmente per sperimentare un’arma la cui naturale destinazione d’impiego è la caccia a cinghiali, cervi e orsi. Inoltre, ci pareva una bestemmia sprecare tanti chilogrammetri per bucare la carta a soli 25 metri!

Abbiamo, infine, sperimentato la cartuccia ricaricata appositamente per sfruttare la lunghezza del tamburo, sfruttando palle cilindro-ogivali Pedersoli calibro .513” del peso nominale di 450 grs (470 reali) per le carabine Sharps, che abbiamo deciso di trafilare, molto “artigianalmente”, facendole passare attraverso il tamburo al fine di realizzare una cartuccia piuttosto wild west style con tanto di “borraggio” costituito da uno spessore pari a 12 mm di rondelle di cartoncino derivato da bersagli da P10 fustellate con un bossolo. Dopo la trafilatura di “precisione” che ha portato i proiettili a un diametro di .502”, abbiamo realizzato cartucce con lunghezza totale pari a 60 mm. Il caricamento era costituito da 15 grs di Vihtavuori 3N37, che hanno comunque permesso di far raggiungere al pesante proiettile la velocità di circa 300 m/sec con cui siamo riusciti a ottenere dignitose rosate d’ampiezza mai superiore ai 20 cm anche se, a 50 metri, si è avvertito un calo di circa 30 cm rispetto al punto mirato.

La prova completa è stata pubblicata su Armi e Tiro di dicembre 2016.
Produttore: Magnum research, magnumresearch.com

Importatore: Armeria regina, via Manin 49, 31015 Conegliano (Tv), armeriaregina.it, info@armeriaregina.it

Tipo: pistola a rotazione

Modello: Bfr

Calibro: .500 Smith & Wesson magnum (disponibile anche in .30-30, .444 Marlin, .450 Marlin, .460 Smith & Wesson magnum e .45-70)

Impiego specifico: caccia

Struttura: telaio chiuso con tamburo non ribaltabile e sportellino d’alimentazione

Capacità tamburo: 5 cartucce

Scatto: Singola azione con peso di 1200 g

Sicura: transfer bar e sicura automatica collegata con lo sportello d’alimentazione che inibisce lo scatto l’armamento del cane a sportello aperto

Canna: prodotta in acciaio inox 416R, lunga 7,5” (190 mm) dotata di 8 righe con passo 1-15”

Organi di mira: mirino a lama e tacca di mira regolabile micro metricamente in altezza e derivazione; di serie, slitta Weaver in lega leggera per l’attacco dell’ottica

Peso: 1.940 g

Finitura: satinata

Qualifica: arma comune