Rio 2016, la Perazzi torna a casa con tre medaglie olimpiche. Ecco il commento di Mauro Perazzi, pubblicato sul sito.
"Dopo il record imbattuto dell'Olimpiade 2012 con le 12 medaglie su 15 vinte dai nostri tiratori, sapevamo che ripetere l’impresa sarebbe stato impossibile considerato che subito dopo Londra si è scatenato uno shopping compulsivo a suon di milioni di euro da parte di chi non ha mai potuto fermarci con un prodotto migliore del nostro, al preciso fine di toglierci più tiratori di spicco possibile che, quand’anche non fossero riusciti a vincere con loro, perlomeno non avrebbero vinto con noi. E così la maggior parte dei campioni che utilizzavano un fucile Perazzi si è trovata a dover fare i conti con intere stagioni agonistiche, addirittura un quadriennio, non all’altezza delle proprie capacità, con carte olimpiche conquistate a fatica o addirittura non conquistate, posti in squadra e sorrisi persi. Io lo considero un danno sportivo non solo per quegli atleti che si sono trovati in seria difficoltà ma anche per queli Paesi che hanno dovuto rinunciare a importanti medaglie che prima ottenevano con più semplicità. Ma devo comunque aggiungere che ci aspettavamo almeno un paio di medaglie in più".
Dunque consideri quest’ultima Olimpiade come una sconfitta…
"Certo che non ho fatto salti di gioia! Ad Atlanta vincemmo 4 medaglie, a Sydney 11, ad Atene 12, a Pechino 11 e a Londra 12. Eravamo abituati meglio! Eppure, come tutte le esperienze olimpiche, anche Rio ha avuto il suo significato. Sono convinto, e lo ripeto spesso ai miei figli e ai miei collaboratori, che si debba vedere ogni evento, positivo o negativo che sia, semplicemente come un’opportunità. E se tre medaglie olimpiche sono meno di quanto ci aspettassimo è anche vero che le situazioni troppo facili portano ad adagiarsi mentre quelle che lo sono meno ti costringono a reazioni più incisive e creative. Non a caso negli anni trascorsi fra l’oro di Ennio Mattarelli vinto a Tokio ’64 e Atlanta ’96 abbiamo vinto solo un paio di medaglie olimpiche eppure sono stati proprio quelli gli anni in cui l’azienda si è espansa a livello nazionale e soprattutto internazionale, coronando il sogno di mio padre Daniele che, come tutti sanno, dal niente ha saputo creare un prodotto conosciuto e stimato in tutto il mondo, tanto da essere considerato un mito. Perciò, pensando a Rio, alle tre medaglie e alle condizioni meteo in cui si sono svolte alcune gare, direi che se i temporali non spengono le stelle, figuriamoci un po’ di pioggia".
Come imposterai il lavoro e quali sono i progetti al termine della pausa estiva?
"In realtà siamo già al lavoro, alcuni di noi sono negli Stati Uniti per il tradizionale “Grand american”, mia sorella Roberta e io siamo in ufficio al mattino anche se la fabbrica riaprirà il 29 agosto con una settimana di anticipo rispetto al solito perché il nuovo modello da competizione che la nostra squadra ha progettato e lanciato sul mercato due anni fa, nonostante la profonda crisi del settore, ha avuto un immediato boom di vendite che i primi tempi ci ha messo in seria difficoltà per cercare di evadere l’ondata di ordini. Questo ci ha costretto ad aumentare i turni di lavoro, assumere altri collaboratori e riorganizzare la linea produttiva. Oggi per avere un High tech occorrono non meno di sei mesi, cosa che da un lato ci rende la vita un po’ più complicata, dall’altro ci gratifica e ci riempie di ottimismo poiché ho sempre affermato che il nostro obiettivo primario è quello di riuscire a continuare a dare un lavoro ai nostri operai e collaboratori oltre che a portare avanti il progetto di nostro padre Daniele. Siamo un’azienda italiana, l’intera squadra Perazzi, mi piace chiamarla così, è formata da italiani, il nostro prodotto è realizzato totalmente in Italia e avere avuto un successo del genere è motivo di profondo orgoglio".
Quindi la “delusione” olimpica passa in secondo piano?
"Certo che no! Mi sarebbe piaciuto ottenere almeno la metà delle medaglie di Londra, ma ho la fortuna di guardare sempre avanti. Così ho reagito dopo Londra e così adesso dopo Rio".
Sul piano puramente sportivo hai valutato la possibilità di acquisire nuovi tiratori?
"Per la verità qualcuno che aveva cercato fortuna altrove ci ha contattato già prima di Rio altri lo stanno facendo in questi giorni. Stiamo valutando. E, sì, stiamo anche considerando l’acquisizione di nuovi tiratori. A chi è rimasto con noi e ha lottato fino all’ultimo per ottenere una medaglia a Rio, Fehaid Aldeehani, Edward Ling, Steven Scott e anche a chi non è riuscito ad ottenerla, voglio dire grazie per tutti i sacrifici fatti e per quelli che ancora faremo insieme con l’impegno e il divertimento di sempre e con gli occhi che guardano verso un orizzonte che si trova in oriente".