Mufloni al Giglio: gestione faunistica o sentimentalismo?

Sta facendo discutere la decisione del parco dell’Arcipelago toscano di eradicare la specie dall’isola del Giglio. Immediata la reazione del fronte animalista, che ha persino dato il via a una petizione per “salvare i mufloni”

Il copione è ormai trito e ritrito, e non riguarda solo la conservazione faunistica. Esperti e studiosi prendono una decisione motivata da decenni di analisi, censimenti e studi, ma all’opinione pubblica, che sull’argomento non ha nessun tipo di conoscenza, la scelta non piace.

È quello che sta accadendo su uno dei temi più dibattuti delle ultime ore, l’abbattimento dei mufloni all’isola del Giglio. Il parco dell’Arcipelago toscano, infatti, ha finalmente deciso di mettere in atto l’ultima fase del progetto Life dell’Unione europea denominato “Letsgo Giglio”, che punta a eradicare definitamente la specie muflone dal territorio dell’isola. In modo molto pragmatico e, ci permettiamo di aggiungere, finalmente sensato, il parco ha stabilito che l’eradicazione avvenga per mezzo di abbattimenti, effettuati da alcuni selecontrollori selezionati.

Il fronte animalista, neanche a dirlo, non ci sta. Gli abbattimenti, secondo gli animalisti, sarebbero un’inutile crudeltà, quando sarebbe sufficiente “spostare gli animali altrove”. Non si parla delle difficoltà e dei costi necessari per lo “spostamento” di una trentina di mufloni in altro luogo (peraltro con le complicazioni determinate dalla geografia dell’isola), né dello stress cui sarebbero sottoposti gli animali, né, tanto meno, del fatto che tale stress potrebbe facilmente causare la morte di alcuni, se non di molti, dei suddetti animali. Si fa semplicemente leva sul sentimentalismo, su una concezione della natura “disneyana” particolarmente diffusa, che vede ogni animale come un “cucciolo da salvare”, senza nessuna nozione di biologia, etologia o equilibrio degli habitat. È stata lanciata persino una petizione su change.org per “salvare i mufloni del Giglio”, che ha già raccolto oltre un migliaio di firme e chiede una reintroduzione degli animali in Sardegna e Corsica.

«Non si capisce come pochi esemplari in un’area di 2.100 ettari possano provocare problemi», ha dichiarato la fondatrice di Leidaa Michela Vittoria Brambilla, «di fatto è anche difficile vederli e molti gigliesi non ne hanno mai incontrato uno». Mentre la Lav ha fatto notare come «In questi ultimi 19 anni sono stati chiesti indennizzi per danni dei mufloni per 1.200 euro, praticamente irrilevanti». Il punto, infatti, non sono i danni che i mufloni causano alle attività umane, bensì l’impatto che la presenza degli animali ha sull’ambiente e sulle altre specie e, soprattutto, il fatto che si tratta si una specie aliena per l’isola.

Alcuni quotidiani hanno riportato anche la notizia secondo cui l’operazione di eradicazione comporterebbe una spesa esorbitante, pari a 1,6 milioni di euro. A ben guardare, però, la cifra è da riferirsi all’intero progetto Letsgo Giglio, che prevede numerosi interventi messi in pratica nell’arco di diversi anni, e non alla sola eradicazione del muflone, che, verosimilmente, dovrebbe prevedere un esborso di denaro contenuto, infinitamente inferiore rispetto a quello necessario per una “ricollocazione” degli animali.