La notizia, a metà tra l’informazione scientifica e la provocazione, arriva dall’Università del New south wales (Australia), i cui ricercatori avrebbero comprovato che una dieta vegetariana, in reltà, è responsabile dell’uccisione di animali in misura 25 volte maggiore rispetto a una dieta onnivora. Il professore dell’Università che ha condotto lo studio, tale Mike Archer, ha sostenuto in un articolo apparso sulla rivista scientifica The conversation che la produzione dei vegetali consumati dall’uomo può uccidere un numero di animali 25 volte superiore per chilogrammo di proteine utilizzabili prodotte, rispetto a quanto avviene per la produzione di carne. La produzione di grano, riso e legumi comporta infatti l’eliminazione di vegetazione spontanea. Il tutto comporta, secondo la logica, alla morte di migliaia di animali selvatici (ma anche i bovini destinati alla macellazione se ne nutrono) la cui sopravvivenza è legata a quel determinato tipo di vegetazione ed ecosistema. Oltre a ciò bisogna contare gli animali uccisi dai prodotti chimici utilizzati per la difesa dei raccolti e quelli uccisi durante il raccolto medesimo (topi, talpe, conigli, lepri e anche piccoli di capriolo, per esempio).
Ne uccide più il vegetariano…
La notizia, a metà tra l’informazione scientifica e la provocazione, arriva dall’Università del New south wales (Australia), i cui ricercatori avrebbero comprovato che una dieta vegetariana, in reltà, è responsabile dell’uccisione di animali in misura 25 volte maggiore rispetto a una dieta onnivora