Ma guarda un po’: dopo l’approvazione della legittima difesa, niente corsa ad armarsi!
La produzione armiera italiana “tiene”. Nei primi sette mesi del 2019 sono state prodotte 461.870 armi contro le 442.501 del 2018, quindi il 4,38% in più. Soddisfatti, senza sbilanciarsi, il presidente del Banco di prova, Aldo Rebecchi e il direttore, Emanuele Paniz, che con la sua nomina ha inaugurato l’utile pratica di comunicare alla stampa i numeri delle armi bancate in Italia. Perché, naturalmente, non c’è nulla di cui vergognarsi. Anzi. Il comparto (che rappresenta mezzo punto del Prodotto interno lordo) continua a produrre armi sportive e per caccia anche in questa congiuntura non così favorevole, causata da una minor richiesta da parte degli Stati Uniti. Imperterrito. Bene! Avanti così…
Il primo semestre 2019 è stato molto buono: 391.671 armi con un rallentamento solo nel mese di luglio, un po’ meno del primo semestre 2018 (415.740 armi), ma più del 2017 (367.862). In luglio di quest’anno sono state bancate 70.199 armi, 4.440 in meno (-5,95%) rispetto al 2018. Nel 2017 il recupero nel secondo semestre è stato più che sensibile. Sui 12 mesi, nel 2018, sono state in tutto testate 754.739 armi, contro le 758.205 del 2017, con un saldo quindi leggermente negativo pari allo 0,46 per cento. Dunque non è possibile prevedere un bilancio 2019, ma potrebbe essere grosso modo in linea con i precedenti due.
Per tranquillizzare i molti politici e commentatori che paventavano una proliferazione della produzione e del commercio di armi, teniamo a sottolineare che sono in calo proprio le pistole semiautomatiche: quest’anno ne sono state bancate quasi 19 mila in meno rispetto all’anno passato. Dunque niente corsa ad armarsi, niente far west? In realtà, sono in crescita revolver, fucili e pistole ad avancarica… Fa ridere eh?! È il pregio della statistica. È ovvio, per chi non ha capito, che sto scherzando: le armi ad avancarica non vengono certo utilizzate per la difesa personale, ma magari proprio per le rievocazioni… western! Parliamo di numeri comunque significativi, e anche qui c’è la tradizione (tutto sommato recente) delle repliche, western e non, che è tutta italiana. Ma è inutile spiegarlo ai commentatori di cui sopra. Troppo difficile.
“Tengono” soprattutto le produzioni tipicamente italiane, cioè sovrapposti e doppiette e i semiautomatici: tutta roba per caccia e sport… Nel dettaglio, sono 56.362 i fucili a due canne lisce e 134.033 i semiautomatici e i pompa (canne comprese). Bene anche le carabine, che assommano a quasi 47 mila. Mentre paiono in calo altre produzioni tipiche italiane, le armi a salve e i flobert, che sono stati massacrati da alcune recenti leggi.
Nonostante le leggi e l’opinione pubblica negativa, insomma, il comparto della produzione non può lamentarsi. Le armerie sono invece più in sofferenza: l’associazione di categoria sta mettendo in atto contromisure.