È entrata in vigore lo scorso 1° febbraio la nuova normativa in materia di armi per la Nuova Zelanda, scaturita nel 2019 insieme al buyback delle armi “d’assalto” disposta all’indomani della strage di Christchurch. La normativa dovrebbe accompagnarsi all’istituzione di un registro nazionale delle armi da fuoco (attualmente non contemplato), ma non si prevede la sua implementazione prima del 2023. “Le bande e gli altri criminali violenti non possono continuare a minacciare, intimidire e colpire le nostre comunità”, ha commentato il ministro per la polizia Poto Williams, “queste normative addizionali forniranno alle forze dell’ordine gli strumenti per tenere le armi fuori dalle mani dei criminali e tenere al sicuro le nostre comunità”.
Tra le misure entrate in vigore, c’è l’inasprimento delle sanzioni penali per i crimini riguardanti le armi da fuoco e l’istituzione dei Firearms prohibition orders, per assicurare che le armi non finiscano nelle mani sbagliate. In particolare è prevista una nuova normativa per la registrazione della vendita di munizioni da parte delle armerie.
Per i cittadini che intendano richiedere da adesso in avanti una licenza in materia di armi, saranno adottati criteri di verifica più stringenti in merito all’idoneità del soggetto e, in particolare, sarà richiesto di fornire l’elenco dei Paesi esteri nei quali si è stati nei cinque anni precedenti, con un soggiorno di almeno 14 giorni o più, indicando sia il Paese, sia il numero di giorni del soggiorno. L’idea è quella di evidenziare eventuali segnali di attenzione (red flags) su uno specifico soggetto, che non risultino dai database nazionali ma che possano, invece, essere stati segnalati nei Paesi in cui il soggetto si è recato.
“Queste misure non cambieranno la situazione dall’oggi al domani”, ha commentato Williams, “ma se non si comincia a fare questo tipo di iniziative, non saremo in grado di tenere le nostre comunità al sicuro rispetto alla violenza commessa con le armi”.
Per la verità, si evidenziano già numerose voci critiche sull’efficacia di queste misure che, come già accadde per il buyback delle armi “d’assalto”, vanno a incidere sul possesso legale di armi ma non incidono significativamente sul possesso illegale e sull’utilizzo criminale delle medesime. Utilizzo che risulta essere in aumento con particolare riferimento alla città di Auckland, dove si registra quasi la metà dei crimini con armi da fuoco di tutto il Paese, le cui cause sono da ricercare nella crescente conflittualità tra le gang criminali legata in particolare al traffico di stupefacenti.