La police association neozelandese ha inviato una lettera aperta al primo ministro Christopher Luxon, chiedendo che la responsabilità del processo di definizione della nuova normativa sulle armi della Nuova Zelanda sia tolta dalla responsabilità del ministro Nicole Mc Kee (in foto), perché quest’ultima sarebbe una “ex lobbista pro armi” e avrebbe escluso l’associazione di polizia dalle parti sociali interessate dalla consultazione. L’interessata ha replicato che la revisione della normativa sulle armi da fuoco e, nello specifico, del registro nazionale delle armi da fuoco non è neppure ancora iniziata, che l’associazione avrà modo di presentare le proprie osservazioni nelle fasi successive della riforma e che l’idea che ci sia stata la deliberata volontà di ignorarla dimostra una “paranoia indegna di una simile associazione”.
Il presidente del sindacato di polizia, Christ Cahill, ha tuttavia evidenziato nella sua lettera al primo ministro che la Mc Kee avrebbe coinvolto 17 gruppi di interesse in materia di armi da fuoco, nell’ambito di un processo di consultazione mirato per la revisione, e solo altri otto gruppi che potrebbero avere una diversa opinione. “Sono i nostri membri”, ha osservato Cahill, “che sono in prima linea a combattere le minacce poste dai criminali fin troppo disposti a usare le armi da fuoco. Sono gli ufficiali di polizia e i dipendenti, a essere responsabili dell’attuazione dell’Arms act e di garantire il rispetto di questa normativa”. Circa le accuse rivoltegli, la Mc Kee ha replicato per iscritto che la consultazione era relativa alla parte 6 dell’Arms act e che aveva, quindi, chiesto il parere dei soggetti che più probabilmente sarebbero stati coinvolti. “Dato che sono stati ampiamente ignorati durante le precedenti consultazioni”, ha osservato la Mc Kee, “una delle quali ha concesso solo tre giorni per l’audizione del comitato selezionato, siamo stati molto attenti a dare a tutti l’opportunità di essere ascoltati, e questo includerà la police association”.