I comuni dell’Alta Valle dell’Aniene in questi giorni sono interessati da una procedura che porterà alla qualifica di “Territorio a vocazione geo-turistica”. Nelle varie slide che decantano i pregi di questa investitura, è tutto un fiorire di vantaggi dati dal turismo, dall’arrivo di torme di interessati ai vari siti geologici oppure ambientali (come d’altronde tanti altri comuni in Italia). I comuni interessati (Marano Equo, Anticoli Corrado, Agosta, Cineto, Roviano, Vallinfreda, Vivaro e Arsoli), oltre a voler a tutti i costi avere questa qualifica, ne vogliono aggiungere un’altra, cioè quella di “Porta d’ingresso del Parco dei Monti Simbruini“, essendo il Parco stesso a meno di un chilometro in linea d’aria. È una iniziativa non dissimile a quella di alcuni comuni del frusinate, che hanno recentemente acquisito lo status di “fascia contigua” rispetto al Parco nazionale d’Abruzzo.
Gli eventuali passaggi di qualifica saranno contestualmente comunicati alla Direzione del Parco stesso. Guardando le evidenze del progetto, esiste un vero percorso comune. I cacciatori sono stati rassicurati da alcuni sindaci, sul fatto che queste “qualifiche” non porteranno limitazioni o cambi di gestione nelle attività correlate. Purtroppo per loro noi abbiamo memoria da cinquant’anni, per quel che ci riguarda, nella continua rassicurazione che non perderemo nulla, a cui corrisponde, al contrario, una costante “predazione” del territorio a favore delle aree vincolate. Il progetto “geo-turistico” avrà, tra i suoi effetti prevedibili, quello di diventare area contigua del parco, il che significherà inevitabilmente ulteriori limitazioni per l’attività venatoria, anche in aree che del Parco non fanno parte. Fantasia? Fobia? No, realtà sempre uguale in tutti questi progetti e sempre fedele a questo copione. Basta aspettare. E, tranne per qualche panino e caffè in più venduto, anche tutti gli altri fruitori del territorio (pescatori, tartufai, fungaioli, allevatori, legnaioli, raccoglitori di erbe eccetera) si accorgeranno che nulla è più come prima. Come tutti coloro che fanno parte, obtorto collo, di aree protette. Non si può fare a meno di chiedersi, inoltre: se non c’era il Parco, si sarebbe cercato ugualmente di rivalutare il territorio? Se sì, allora a cosa serve il collegamento con il Parco? Se la risposta è no allora significa che del proprio territorio non si ha nessuna stima… Per cui invitiamo tutti gli interessati non solo a sorvegliare tali tendenze “geo-turistiche”, ma a trovare la maniera di salvaguardare, promuovere, curare e valorizzare il proprio territorio senza dover per forza far parte di fin troppo esaltati avvicinamento a “Progetti Parco”. Perché alla fine, di parco-epidemia, il territorio può anche morire.