Gli agenti siano sempre armati, anche fuori servizio: è questa, in sintesi, la disposizione emersa dal Comitato analisi strategica antiterrorismo, in seguito ai fatti di Barcellona e Turku. La polizia penitenziaria si adegua con una circolare.
Dopo gli attentati terroristici dei giorni scorsi in Spagna e Finlandia, il ministro dell’interno Marco Minniti ha convocato il Comitato analisi strategica antiterrorismo (Casa) a cui hanno partecipato tutti i vertici delle forze di polizia dei servizi di intelligence e i rappresentanti della sicurezza di Spagna a Roma. Nella riunione è stata presa la decisione di verificare, ognuno per le proprie competenze, l'applicazione dei dispositivi di sicurezza e a potenziare l'attività di prevenzione e di controllo ed è emersa l’opportunità che i poliziotti portino sempre con sé l’arma di ordinanza, anche quando non sono in servizio.
Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha subito emanato, il 24 agosto, una circolare rivolta alle direzioni delle carceri italiane in cui viene ribadita "… l'opportunità che il personale delle Forze di Polizia porti con sé l'arma di ordinanza anche fuori dal servizio, poiché un intervento tempestivo nelle circostanze in esame, potrebbe contribuire alla limitazione del danno".
Quello che emerge dal documento del Casa è che in particolare gli agenti di polizia penitenziaria italiana dovranno fare particolare attenzione ai detenuti nordafricani o provenienti dalle aree di conflitto dove c’è la presenza dell’Isis, affinché vengano impediti “episodi di proselitismo o di radicalizzazione”. Perché sono proprio le carceri uno dei luoghi a maggiore rischio. Quindi i poliziotti sono invitati a osservare i vari comportamenti dei detenuti sospetti e a comunicarli “ai competenti organi dipartimentali nonché a effettuare con ogni possibile attenzione i servizi istituzionali, specialmente quelli di vigilanza armata”. A oggi i detenuti considerati a rischio in Italia, e quindi tenuti sotto stretta osservazione, sono 420, e tra questi sono 45 quelli detenuti in regime di massima sicurezza per reati di terrorismo.
Il problema delle armi di ordinanza in dotazione agli agenti era già stato sollevato all’epoca dei fatti di Nizza, quando l’allora ministro dell’Interno, Angelino Alfano, chiese che gli agenti fossero sempre armati. I sindacati di polizia fecero notare che, nonostante il rischio attentati sia assai da tempo concreto, agli agenti fuori servizio viene negato il porto d’armi per difesa personale e quindi non possono detenere un’arma propria, solo quella di ordinanza, del tutto scomoda da portare addosso in borghese.