“Il tema delle armi è un tema molto complicato, io ho avuto modo di dire non dobbiamo fare confusione, un conto sono le armi legalmente detenute. Io ho dato pubblicamente contezza del fatto che l’Italia non è affatto un paese dove ci sia una circolazione legale di armi particolarmente estesa. Il problema sono le armi purtroppo detenute in maniera illegale”. Questa la dichiarazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nell’ambito di un seminario organizzato a Napoli dalla Fondazione Polis. “Noi abbiamo cominciato a fare qualcosa di molto importante qui a Napoli, servizi con perquisizioni nelle case in quartieri molto complicati dove si tendeva a dire che fosse complicato fare questo. Quindi adesso i tecnici della sicurezza della città sapranno in qualche modo fare qualche riflessione, in raccordo pure con la magistratura per vedere come andare a reprimere questo fenomeno che, condivido, è molto importante”, è stata la conclusione di Piantedosi. Peccato tuttavia che queste considerazioni, obiettivamente di buon senso ma che dai vertici della politica erano attese da anni se non da decenni, stridano con quelle pronunciate pochi giorni or sono proprio dal prefetto di Napoli Michele Di Bari che, anzi, ha evidenziato come il rafforzamento della sicurezza nel capoluogo partenopeo debba necessariamente passare attraverso un ulteriore inasprimento dei criteri di concessione delle autorizzazioni di polizia.