Con il porto d’armi scaduto si può andare a sparare e a caccia: ma gli operatori di Ps sul territorio, lo sanno? Le indiscrezioni dalle questure non sono incoraggianti
L’emergenza Coronavirus ha bloccato, o comunque rallentato, la normale operatività delle questure e delle prefetture con particolare riferimento all’attività amministrativa di rilascio e rinnovo dei porti d’arma. Di conseguenza, nel decreto legge n. 18 del 17 marzo, convertito in legge 27 del 2020, è stata prevista una apposita proroga dei porti d’arma (tutti, non solo quelli per difesa personale) scaduti dal 31 gennaio al 31 luglio 2020. Il ministero si è occupato della questione anche con una recente circolare esplicativa che lascia obiettivamente pochi dubbi in proposito, visto che contiene anche esempi pratici.
Mentre, però, durante il lockdown il problema dei porti d’arma scaduti e prorogati riguardava in pratica le sole guardie giurate, con la progressiva riapertura delle armerie e dei poligoni, dal 18 maggio, la questione riguarda la generalità degli appassionati (cioè, ovviamente, una percentuale di essi), che siano cacciatori o tiratori. I quali, è ovvio, possono per esempio essere sottoposti a un normale controllo stradale mentre si recano al poligono o verso la zona di caccia. E qui si pone il problema: armi in macchina, porto d’armi scaduto. Saranno informati, e aggiornati, gli agenti preposti al controllo? E in caso negativo, cosa può accadere? E come tutelarsi?
Accanto ai numerosissimi funzionari di Ps che abbiamo contezza del fatto che abbiano prontamente recepito e diffuso ai propri sottoposti la peculiarità della proroga della validità dei porti d’arma scaduti a causa dell’emergenza Coronavirus, siamo purtroppo venuti a conoscenza anche di poco edificanti esempi costituiti da funzionari e impiegati di questure e prefetture i quali, informati della circolare del ministero dell’Interno, avrebbero replicato con un “me ne frego”, dichiarando che nella propria area di competenza “un porto d’armi scaduto è scaduto, coronavirus o no”. Risulta, pertanto, poco probabile che questi funzionari o impiegati abbiano poi provveduto a informare il personale operante sul territorio e che, nel caso di controlli, valga la formula universale “io intanto ti denuncio e poi glielo spieghi tu al giudice”.
Ma cosa si può fare al riguardo?
Occorre innanzi tutto sottolineare che la proroga della validità dei porti d’arma è stata disposta con un atto avente forza di legge, cioè un decreto (poi convertito in legge). Di conseguenza, è a tutti gli effetti legge dello Stato e TUTTI, funzionari di polizia inclusi, sono TENUTI a osservarla e rispettarla. In caso contrario si profilano illegittimità sia sotto il profilo disciplinare, sia veri e propri reati, tra i quali l’omissione e l’abuso in atti d’ufficio.
Tutto ciò premesso, il consiglio che ci sentiamo di dare ai cittadini che si trovino nella condizione di avere il porto d’armi scaduto tra il 31 gennaio e il 31 luglio 2020 e vogliano andare al poligono o a caccia, è innanzi tutto quello di scaricare la circolare esplicativa del ministero dell’interno (che trovate allegata qui sotto), stamparla e portarla con sé insieme alle armi, in modo da poterla esibire in caso di verifiche compiute da personale che non sia edotto della situazione. Invitiamo anche i nostri lettori a segnalarci circostanziatamente situazioni di questo tipo che si trovassero a vivere sulla propria pelle, che dopo le opportune verifiche non esiteremo a rendere pubbliche.