Da alcuni giorni, gli affondi del quotidiano romano e la confusione tra recepimento della direttiva europea e modifiche alla legittima difesa. Ma con gli articoli di oggi si è toccata l'apoteosi…
Da alcuni giorni il quotidiano la Repubblica ha lanciato un'offensiva a tutto campo contro il settore armiero, "reo" di alcuni peccati mortali: uno su tutti, essersi permesso addirittura di fornire indicazioni di voto in concomitanza delle elezioni politiche nazionali dello scorso 4 marzo, al fine di premiare i partiti politici orientati in modo meno preconcetto nei confronti dei legittimi possessori di armi. E come si sono permessi? Brutti scostumati! Gli appassionati d'armi, infatti, come è noto devono subire e tacere, non è in alcun modo ammissibile che possano anche solo desiderare che la politica non abbia, per una volta, un approccio ideologico su una materia che va affrontata, spesso, in maniera tecnica. Che, attenzione, è cosa ben diversa dal volere le "armi a tutti", come qualcuno vorrebbe far credere. Ma l'edizione di oggi del quotidiano romano ha ulteriormente calcato la mano, sbracando definitivamente nel più becero qualunquismo: un misto di bugie, disinformazione, ideologia, insalata mista di concetti tra loro diversissimi e chi più ne ha più ne metta. Le norme che governano la deontologia professionale ridotte a carta straccia (o meglio, carta igienica), in nome di una linea politico-ideologica dalla quale non è in alcun modo possibile derogare. Costi quello che costi.
L'articolo più grottesco sulla questione armi, pubblicato oggi da Repubblica, è il commento di Gianluca Di Feo che sostiene con un titolo-bomba che il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, vorrebbe boicottare "le norme anti-jihad" contenute nella direttiva europea 2017/853. A sostegno di questa tesi, un minestrone assurdo tra le armi "provenienti dai poligoni privati" che si pretenderebbero essere state usate nelle stragi di Parigi, "mitragliatori demilitarizzati", le collusioni dell'estrema destra e persino il cantante Jimmy Fontana. Tutto fa brodo per imbastire il "complotto", persino i classici della musica leggera! Contestare una per una le affermazioni riportate da Di Feo non è difficile, ma sembra quantomai inutile, prima di tutto perché mancano evidentemente le nozioni di base sulla differenza tra armi da guerra, armi sportive, armi demilitarizzate, armi modificate per sparare a salve e così via (e non è certo un delitto non sapere le cose, ci mancherebbe, soltanto che se uno non le sa, ma poi pretende di salire in cattedra, insomma…).
Ci limiteremo, quindi, a fare alcune considerazioni, sperando che possano servire in qualche modo da spunto di riflessione per chi parte lancia in resta senza neanche avere in vista il classico donchisciottiano mulino a vento. La prima considerazione è: se la direttiva europea "antiterrorismo" approvata lo scorso anno è così perfetta, adeguata, razionale, equilibrata, come mai due Stati membri dell'Unione europea (la Repubblica ceca e la Polonia) hanno presentato ricorso contro di essa alla Corte europea di giustizia? Seconda considerazione: in che modo la Lega potrebbe boicottare la messa al bando di armi… che in Italia sono già vietate? Perché i tanto decantati (ma poco conosciuti…) "mitragliatori" in Italia non possono essere acquistati dai privati cittadini da soli… quarant'anni! La terza considerazione non è una domanda, bensì una affermazione: sulla materia la Lega dimostra una coerenza assoluta, visto che i parlamentari europei del Carroccio votarono compatti contro l'approvazione del testo licenziato dal parlamento europeo nel giugno 2017. Quindi, per quale motivo l'orientamento di Salvini dovrebbe essere improvvisamente più favorevole a un testo così controverso?
Il concetto secondo il quale i possessori di armi, le associazioni di categoria, la Lega (ma forse anche la massoneria e la P2, a questo punto…) sarebbero contrarie a limitare la circolazione delle "armi da guerra" da parte dei cittadini evidentemente è affisso a lettere cubitali nella redazione de la Repubblica, perché è il ritornello che deve automaticamente essere propalato ogni volta che un giornalista di questo quotidiano affronta l'argomento. Così, nella pagina seguente al commento di Di Feo, sono Marco Mensurati e Fabio Tonacci a riproporre il ritornello: perché è ovvio che se ripeti la stessa scempiaggine cento volte, diventa verità. E quindi, giù "armi da guerra" a profusione! Per non parlare dell'affermazione secondo la quale i poligoni privati sarebbero "lasciati allo stato brado, senza controlli e con standard di sicurezza minimi".