La Svizzera manterrà invariata la propria normativa in materia di esportazione e, soprattutto, riesportazione di armi militari. Così ha deciso il consiglio degli Stati, che ha respinto la mozione del consigliere Thierry Burkart, volta ad ammorbidire quantomeno il divieto di riesportazione verso Paesi terzi. I Paesi che acquistano armi militari dalla Svizzera, quindi, continueranno a non poter riesportare tali armamenti verso Paesi terzi, in primis verso l’Ucraina.
Attualmente, un’autorizzazione di esportazione di materiale bellico svizzero può essere concessa soltanto se lo Stato acquirente ha firmato una dichiarazione che attesta che il materiale non sarà riesportato (dichiarazione di non riesportazione). Ciò per evitare che armi elvetiche vengano utilizzate in conflitti armati o finiscano in mano a terroristi.
La motivazione sottesa alla mozione di Burkart era che un allentamento della normativa sulla riesportazione non contravverrebbe alla neutralità e permetterebbe di rafforzare la base tecnologica e industriale della Svizzera. “Diversi paesi cui abbiamo negato la riesportazione – ha spiegato – ci hanno fatto intendere che, in futuro, potrebbero rivolgersi altrove per rifornirsi di armi”. La mozione, secondo il promotore, serviva quindi a tutelare l’industria e, di riflesso, “a rendere credibile la nostra neutralità armata”, ha aggiunto.
Oltre a ciò, a detta di Burkart “la guerra in Ucraina dimostra quanto sia stretta la cooperazione militare tra i Paesi che condividono i nostri valori, tra cui figura il rispetto del diritto internazionale violato gravemente dalla Russia. Se neghiamo loro il diritto di trasferirsi reciprocamente le armi e i sistemi d’arma acquistati in Svizzera, ostacoliamo i loro sforzi in materia di sicurezza, di cui beneficiamo anche noi”.
Gli oppositori della mozione hanno tuttavia osservato che “qualora la Svizzera dovesse modificare nel corso di una guerra le proprie leggi per concedere a un gruppo di Stati “scelti” il diritto di riesportare le sue armi perderebbe agli occhi del mondo la propria credibilità e svilirebbe quella neutralità che in passato ci ha protetti più volte da conflitti sanguinosi. Se anche se una sola munizione fabbricata in Svizzera venisse sparata contro la Russia verremmo subito collocati nel campo degli avversari di questo Paese. La Svizzera può rendersi utile in questa guerra in altri modi, mediante l’aiuto umanitario o costruendo ponti tra i contendenti come è nella nostra tradizione”. La mozione è stata quindi bocciata, con 23 voti contrari, 18 favorevoli e 2 astenuti.